Back to School… Una (definitiva) recensione di Steins;Gate Zero

Steins;Gate nasce nel 2009 come visual novel sviluppata da 5pb. e Nitroplus per Xbox 360 ma è certamente più noto al grande pubblico grazie all’anime curato nel 2011 da White Fox. Il successo della serie è stato tanto elevato da generare, quest’anno, uno spin-off intitolato Steins;Gate Zero su cui vi abbiamo già scritto le nostre prime impressioni. Per questo Back to School è dunque giunto il momento di farvi sapere, a serie conclusa, il nostro giudizio su questo anime (fanta)scientifico.

ATTENZIONE! QUESTO ARTICOLO CONTIENE LIEVI SPOILER SU STEINS;GATE ZERO!

Tutto l’universo narrativo di Steins;Gate è basato su una complessa serie di viaggi nel tempo che il protagonista, Okabe Rintarō, compie per salvare sia la ragazza di cui è innamorato, Makise Kurisu, che la sua migliore amica, Shiina Mayuri. Dopo aver vissuto innumerevoli volte gli stessi eventi, nella serie principale Rintarō riesce a trovare il modo di salvare entrambe le ragazze e, allo stesso tempo, evitare lo scoppio della Terza Guerra Mondiale.

Steins;Gate Zero si configura, data la struttura dell’opera, come una serie di eventi sia precedenti che paralleli a quelli della serie principale. Per questo abbiamo deciso di caratterizzarlo come spin-off, più che come semplice prequel. Le ventitré puntate prendono infatti avvio subito dopo che Rintarō fallisce il suo primo tentativo di salvare Kurisu. Scoraggiato e amareggiato, convinto che sia impossibile raggiungere lo Steins;Gate, la linea di universo in cui tutti sono salvi, egli rinuncia al proprio progetto e, con l’appoggio di Kurisu stessa, decide di abbandonare ogni tentativo di cambiare le cose. Accettando di lasciare Kurisu al suo destino, il protagonista si accontenta di salvare la sola Mayuri.

Inizia così la nuova vita di Rintarō, che, abbandonato definitivamente il suo alter ego dello scienziato pazzo Kyōma Hōōin, si trasforma in un normale studente universitario. Pur continuando a soffrire per i continui flashback sulla morte di Kurisu, il ragazzo riprende una vita normale, fino all’incontro con Alexis Leskinen, il professore che sovrintendeva alle ricerche di Kurisu, e Hiyajo Maho, la sua assistente. Durante una conferenza tenuta dai due, Rintarō viene a conoscenza dell’esistenza di Amadeus, un’intelligenza artificiale (IA) che raccoglie i ricordi e la personalità di Kurisu.

Quando il professor Leskinen gli chiede di fare da tester per Amadeus, nella mente di Rintarō riaffiorano i ricordi della propria vita con Kurisu e, proprio come era successo con l’originale, il suo rapporto con l’IA diventa sempre più profondo. Nonostante lo stress emotivo causato dal programma che simula le reazioni e i comportamenti della ragazza di cui è innamorato, Rintarō mantiene la calma fino a quando un gruppo di uomini armati fa irruzione nel laboratorio. La scena riporta alla mente del protagonista (e degli spettatori) quanto avvenuto nella linea di universo α con Mayuri e scatena una serie di eventi che, alla fine, porteranno il ragazzo a riprendere i viaggi del tempo.

Vecchi e nuovi personaggi

L’approfondimento psicologico, tratto fondamentale della serie principale, è qui ampiamente ripreso e curato. Se in Steins;Gate ciò aveva causato forse un’eccessiva lentezza negli episodi iniziali, in Zero questo inconveniente ha una portata molto minore. Trattandosi della ripresa di una serie già nota, infatti, il carattere dei personaggi principali non ha bisogno di molte scene per essere esplicitato. La presentazione si focalizza dunque sulle new entry, tra cui possiamo annoverare lo stesso protagonista.

Nella serie principale abbiamo imparato a conoscere Kyōma Hōōin, ma qui è Rintarō che viene presentato in tutti i suoi aspetti. Dopo una lunga ed estenuante serie di viaggi temporali, il protagonista ha abbandonato il suo alter ego e la carica di vitalità che lo caratterizzava. Il suo carattere si fa più pragmatico ma anche, comprensibilmente, più cupo. Si tratta di una differenza che viene immediatamente esplicitata a livello visivo tramite l’abbigliamento. Il camice bianco e i vestiti chiari della prima serie sono infatti sostituiti da una tenuta nera che sottolinea con particolare evidenza il cambiamento avvenuto all’interno del personaggio.

Particolare attenzione viene dedicata anche al personaggio di Maho e al suo tormentato rapporto con la defunta Kurisu. Le due sono colleghe, ma le eccezionali capacità di Kurisu, solo diciassettenne, portano la sua senpai a un evidente complesso di inferiorità. Questa particolare condizione psicologica viene presentata gradualmente, prima con piccoli indizi e, poi, con l’esplicito paragone della vicenda di Mozart e Salieri. La storia dei due compositori settecenteschi viene più volte ripresa nel corso dell’anime, in modo sempre pregnante. Per fare un unico esempio, non è un caso che l’IA che simula Kurisu si chiami proprio Amadeus.

Abbiamo definito Rintarō il protagonista della serie, ma ciò è corretto solo se lo si considera il centro di gravità attorno al quale orbitano gli eventi. In Steins;Gate Zero, infatti, Rintarō non è, se non alla fine, un personaggio attivo. Sono i suoi amici e compagni, Mayuri, Daru e Suzuha in primis ad agire e a condizionare, con le loro azioni e i loro incitamenti, il corso degli eventi. Questa seconda serie, a differenza della prima, è un’opera corale, in cui ogni personaggio, vecchio e nuovo, trova perfettamente il suo posto.

Un commento particolare va dedicato proprio a Mayuri e alla grande evoluzione che ha subito la sua figura. Semplificando, si potrebbe affermare che i ruoli svolti da lei e da Rintarō nella prima serie sono qui invertiti. Se in Steins;Gate Mayuri si presenta come un personaggio fondamentalmente passivo, il cui unico compito è quello di farsi salvare dal protagonista, in Zero tutto ciò si ribalta. La ragazza in pericolo diventa il vero fulcro dell’azione, il motivo per cui le cose potranno realmente cambiare.

All’interno dei rapporti tra i personaggi, sempre realisticamente molto sfaccettati, prendono particolare rilevanza quelli familiari. Grazie all’espediente narrativo della macchina del tempo, infatti, si possono ricostruire le relazioni di Suzuha, proveniente dal futuro, con i genitori. Nella serie trova infatti finalmente spazio anche sua madre, Amane Yuki. La storia dei tre è raccontata con una dolcezza e una poesia che, a tratti, sfiorano la commozione. Non si tratta, e chi ha seguito tutta la serie è al corrente, dell’unico quadretto familiare… ma per il momento non diciamo altro.

Nostalgia

Steins;Gate Zero strizza l’occhio più di una volta ai fan della serie originale, ma lo fa in modo impeccabile. La struttura dei rapporti tra i personaggi, lo abbiamo detto, viene invertita, ma certi meccanismi tornano identici. Solo per fare un esempio, come accadeva in Steins;Gate la sigla di apertura subisce un lieve cambiamento. Per sottolineare il passaggio tra la prima e la seconda metà dell’opera, le immagini di sfondo cambiano (con l’avanzare del tempo i personaggi passano ad una tenuta estiva) e la strofa iniziale di Fatima, di Kanako Itō viene sostituita dalla successiva. Anche la ending cambia, e a Last game di Zwei si sostituisce World-Line di Imai.

Come si vedrà nel finale, non si tratta dell’unico richiamo musicale alla prima serie, né del più evidente, ma per ora è meglio tacere. Tutta la colonna sonora segue da vicino quella originale, con rimandi che, specialmente nell’ottavo episodio, La coppia antinomica, dimostrano un sapiente utilizzo di ogni aspetto del comparto sonoro.

La struttura generale di questo spin-off ricalca da vicino quella dell’originale, anche se con le differenze che abbiamo sottolineato. Come sempre, l’antagonista della serie resta celato fino agli ultimi episodi, ma piccoli indizi sulla sua identità sono disseminati lungo tutto il percorso che si conclude con un plot twist in parte anticipabile. Altra caratteristica che viene ripresa è il climax che porta, in un continuo crescendo di tensione e brillanti scene di azione, ad un finale carico di emozioni.

Ciò che resta del tutto invariato, tra le due serie, è il messaggio di fondo. Come afferma Suzuha rivolgendosi a suo padre: il futuro è di chi agisce di propria iniziativa. Steins;Gate Zero insegna infatti, tramite le evoluzioni di tutti i personaggi, a darsi da fare per cambiare realmente le cose, perché anche il gesto più insignificante può stravolgere il futuro. Citando Maho: finché le possibilità di successo non scendono a zero, uno scienziato non si arrende. La serie che inizia con la disperazione di Rintarō termina con un inno alla speranza e al valore di non arrendersi mai.

Concludendo

Steins;Gate Zero riprende tratti e personaggi dalla serie principale, ma riesce a distaccarsene in maniera a dir poco egregia. Dopo l’enorme successo riscosso dall’originale, produrre uno spin-off era un azzardo che avrebbe potuto rovinare tutta la storia, ma l’abilità degli sceneggiatori è riuscita a realizzare un’opera straordinaria. Questa nuova serie non solo è stata all’altezza delle altissime aspettative degli spettatori, ma, nel percorso che porta al finale, ha saputo ampiamente superarle.

Tuttavia, è bene dirlo, la perfezione non esiste, e nemmeno un anime tanto curato è privo di difetti. Due, in particolare, possono, a mente fredda, impedire alla serie di raggiungere il dieci in un’ipotetica scala di valutazione. Senza rivelare dettagli che potrebbero realmente rovinare l’esperienza, si sta facendo riferimento ai personaggi di Kagari e Fubuki. Gli interessantissimi scenari aperti dalle caratteristiche delle due ragazze, purtroppo, non vengono sfruttati e lasciano, con il senno di poi, una punta di amaro in bocca per ciò che sarebbe potuto essere.

Si tratta, però, di difetti che non appaiono se non ad un’attenta riflessione o guardando tutte le puntate a breve distanza l’una dall’altra. Per chiunque voglia recuperare la serie, il consiglio è di precipitarsi su VVVVID, dove sono disponibili tutte le puntate in versione sottotitolata. E per chi l’abbia già vista, Steins;Gate Zero spinge al desiderio di guardare una seconda volta non solo lo spin-off, ma anche tutta la serie originale, per cogliere tutti i minimi dettagli che sicuramente sfuggono ad una visione superficiale.

Per salutarci, vi lasciamo con una frase di Amadeus che riassume a pieno il senso della storia: vivete in un mondo più splendido di quello che credete. Il tempo scorre, il caos e il caso danno vita a miracoli e intessono un fine. Il vostro mondo è così.

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