Back to School… Erased – La città in cui io non ci sono

La scuola è ormai iniziata, ma si trova sempre il tempo per un buon anime. È per questo che vi vogliamo consigliare un giallo scolastico in dodici episodi basato sull’omonimo manga scritto e disegnato da Kei Sanbe: Erased – La città in cui io non ci sono.

Satoru Fujinuma è un apprendista mangaka di ventotto anni, che non riesce a dar vita a una storia che possa valorizzare il suo talento. In più, da quando era piccolo, soffre di un fenomeno chiamato Revival: egli, senza che possa controllarlo, riesce a tornare indietro nel tempo di qualche minuto, così da evitare che accadano delle situazioni spiacevoli, come, ad esempio, degli incidenti stradali.
Un giorno, tuttavia, tornando a casa, trova il corpo ormai senza vita della madre e, prima di poter elaborare il tutto, viene dichiarato colpevole dalla polizia. Lo shock causato dal momento, fa sì che il suo “potere” lo riporti alle origini del delitto, ovvero nel 1988, quando Satoru frequentava ancora la scuola elementare.

Kayo Hinazuki

Satoru, con le sembianze di un bambino ma le esperienze del futuro, comincia la sua indagine, così come farebbe il detective Conan; non capisce perché sia stato riportato proprio in quell’anno, ma sa per certo che deve avere un nesso con l’assassinio della madre.
Come un normale coetaneo di quei tempi, quindi, si reca a scuola ogni giorno, ma i suoi occhi ormai maturi percepiscono subito qualcosa che non va. Il suo sguardo si rivolge verso Kayo Hinazuki, una sua compagna di classe molto riservata, scomparsa improvvisamente proprio in quell’anno. L’amicizia che egli stringe con la bambina, in più, apre all’anime le porte per parlare dell’abuso sui minori, senza la preoccupazione di mostrare sullo schermo delle scene crude e anzi mettendo in risalto il dolore e le conseguenze psicologiche causate alla vittima in questione.

Questione di fiducia

Kayo, tuttavia, rappresenta solo uno dei tragici casi di scomparsa accaduti. Sono stati ben tre gli studenti di quella scuola, infatti, ad essere stati uccisi.
Chi può essere, allora, tanto vicino a quei bambini, e perché dovrebbe compiere un atto così oltraggioso? Ma, soprattutto, in che modo ne è stata coinvolta la madre di Satoru?
La prima domanda sembra imperversare nella prima parte della storia; tuttavia, più si mettono assieme i pezzi del puzzle, più le prove cominciano a portare verso un’unica direzione. L’identità dell’assassino, infatti, non rimane celata tanto grazie agli espedienti della trama, quanto in base alla fiducia che i personaggi e gli spettatori stessi riescono a nutrire nel prossimo. Lo scetticismo, in questo caso, si dimostra essere l’arma letale contro la risoluzione del caso. L’unico modo per venire a capo del mistero è fidarsi delle persone care, anche se questo può significare abbassare le proprie difese.

Da “Chi” a “Perché”

Come già accennato, l’identità del killer non rimane celata a lungo. Se, infatti, il giallo si mostra in un primo momento incentrato sulla semplice ricerca del colpevole, la seconda parte del racconto vuole analizzare la psicologia dei personaggi, non facendo comunque a meno della suspense, e servendosi dei classici espedienti hitchcockiani. Alfred Hitchcock, infatti, mostrandoci spesso il volto dell’assassino già dall’inizio del film (ne è l’esempio Nodo alla gola), più di tutti ci insegna che la conoscenza del nemico è solo l’inizio dei nostri problemi.
Nulla, allora, sembra essere più tanto scontato, portandoci, con il fiato alla gola, a vivere quell’anno di scuola assieme a Satoru e ai suoi compagni di classe, come se ne facessimo noi stessi parte.

È possibile guardare Erased su Netflix, dove potete trovare anche l’adattamento live action.

Lascia un commento