Recensione – Harry Potter e l’Ordine della Fenice (2007)

Harry Potter e l’Ordine della Fenice è un film del 2007 diretto da David Yates, trasposizione cinematografica del quarto romanzo della saga di J.K. Rowling.

L’intreccio

Durante le vacanze estive, Harry e suo cugino vengono aggrediti da due Dissennatori e il protagonista evoca un Patronus per scacciarli.
A casa dei suo zii, Harry Potter riceve una Strillettera da parte del Ministero della Magia che gli annuncia che dovrà presentarsi a un’udienza disciplinare per aver utilizzato la magia in presenza di un babbano. Albus Silente e la vicina di casa di Harry testimoniano in suo favore e il ragazzo viene assolto.
Harry si trasferisce a casa di Sirius Black e scopre che la dimora del suo padrino è anche la sede dell’Ordine della Fenice, un’organizzazione segreta creata da Silente con lo scopo di contrastare l’armata di Voldemort.
Al suo ritorno ad Hogwarts, Harry si ritrova a dover difendere le proprie posizioni, in quanto la Gazzetta del Profeta nega che il temibile Voldemort sia tornato e fa credere che Silente stia manipolando la notizia per creare un esercito proprio per assumere il ruolo di Ministro.
Durante il discorso di inaugurazione dell’anno scolastico, Silente presenta Dolores Umbridge, sottosegretaria del Ministro della Magia, nonché nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. La donna assume gradualmente il controllo su Hogwarts, impartendo severissime regole e punendo gli studenti con metodi crudeli.
Alcuni studenti di Hogwarts si ribellano alla professoressa Umbridge e danno vita all’Esercito di Silente per prepararsi ad affrontare il Signore Oscuro.
Una notte, Harry sogna di essere un serpente e di aggredire Arthur Weasley. Il sogno si rivela reale e l’uomo viene soccorso in tempo, ma si scopre che la mente di Harry e quella di Voldemort sono connesse tra loro e per questo motivo il protagonista inizia a prendere lezioni di Occlumanzia da parte del professor Piton.
Albus Silente, intanto, viene accusato di aver favorito la creazione dell’organizzazione studentesca, ma prima che i funzionari possano portarlo ad Azkaban, si smaterializza e riesce a fuggire. Subito dopo, la professoressa Umbridge assume il ruolo di preside.
Harry ha un’altra visione in cui Voldemort tortura Sirius Black e insieme ai suoi compagni decide di andare a salvarlo, ma in seguito ad alcune ribellioni studentesche, Dolores Umbridge e i Serpeverde prendono in ostaggio i componenti dell’Esercito di Silente. Prima che l’insegnante possa usare la Maledizione Cruciatus su Harry Potter, Hermione finge di voler confessare e le tende una trappola improvvisata nella Foresta Proibita.
Dopo essersi liberati della crudele insegnante, Harry, Ron e sua sorella Ginny, Hermione, Luna Lovegood e Neville Paciock raggiungono l’Ufficio Misteri, nel quale Sirius Black sarebbe imprigionato.
I sei amici trovano la sfera di cristallo contenente la profezia di Harry Potter, ma, prima che possano scoprirla, appaiono alcuni Mangiamorte, tra i quali Lucius Malfoy e Bellatrix Lestrange, cugina di Sirius Black e artefice della tortura nei confronti dei genitori di Neville, da poco evasa da Azkaban. Malfoy cerca di convincere Harry a cedere la profezia, ma i ragazzi riescono a fuggire. Successivamente, gli amici di Harry vengono presi in ostaggio dai Mangiamorte e prima che Harry possa consegnare la profezia a Malfoy, accorrono i membri dell’Ordine della Fenice, mandati da Severus Piton. Durante lo scontro, la profezia si rompe.
Al termine della battaglia, Bellatrix uccide Sirius Black e il protagonista la insegue affinché possa vendicarlo. Voldemort appare all’improvviso e lo stesso fa Silente. I due lottano duramente, ma Voldemort riesce a impossessarsi della mente di Harry. Dopo aver opposto resistenza, Harry riesce a mandare via Voldemort, che viene colto di sorpresa dai membri del Ministero della Magia e dagli Auror ed è costretto a darsi alla fuga.
Il Ministero ammette il ritorno di Voldemort e il Ministro Caramell dà le dimissioni. Silente riprende il ruolo di Preside di Hogwarts e la professoressa Umbridge viene sospesa.

L’adolescenza tra realtà e magia

In “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” assistiamo a una vera e propria rivoluzione interiore dei personaggi, che iniziano ad avere delle serie ambizioni e a comprendere quale sia il loro posto nel mondo.
La rivoluzione che i personaggi vivono si chiama adolescenza ed è fatta di impulsi amorosi che si distinguono da quelli della pellicola precedente perché si fanno materia, impulso sessuale.
L’adolescenza, però, è anche ribellione e in “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” gli studenti di Hogwarts si ribellano per contrastare le severe quanto ingiustificate regole che il Ministero ha imposto loro.
Il sentimento di ingiustizia provato da Harry si può notare già nella prima parte del film, quando il protagonista pretende di entrare a far parte dell’Ordine della Fenice. Harry crede di essere pronto per affrontare il potente Voldemort, ma per lo spettatore non è difficile intuire il contrario, come del resto non lo è per gli altri componenti dell’Ordine. L’adolescenza è una linea di confine tra l’età infantile e quella adulta ed è questa la spiegazione al desiderio di Harry, la presunzione di essere già considerato un adulto nonostante il repentino superamento dell’infanzia che preclude la maturità necessaria per combattere mali ben più grandi.
L’adolescenza è una fase di passaggio fatta di lotte interiori che si proiettano all’esterno. L’altro viene visto come un nemico o, nel migliore dei casi, si iniziano a vedere come estranee le proprie figure di riferimento, i pilastri di cui non si avrebbe mai dubitato prima. Harry Potter vive esattamente questo, dalla prima scena con suo cugino Dudley, fino al momento della grande battaglia finale. Il protagonista si sente alienato e la sua situazione è sicuramente giustificata, dato l’astio che molti studenti di Hogwarts dimostrano, ma egli prova anche un sentimento di sfiducia nei confronti di Hermione e Ron, i quali non si sono mai separati da lui e hanno continuato a supportarlo fino alla fine, spesso mettendo a rischio la loro stessa vita.
Il passaggio all’età adulta è tuttavia progressivo nella saga: al protagonista spettano compiti ogni anno più difficili. Si può pensare a questa scelta di J. K. Rowling come a una metafora che vede appesantirsi il fardello delle responsabilità di ognuno con l’avanzare degli anni.
In “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” la magia è di nuovo marginale rispetto alla crescita dei personaggi e ci rendiamo conto di quanto il mondo ideato dalla Rowling sia simile al nostro, incantesimi e pozioni magiche a parte. Lo stesso protagonista, nonostante sia quasi venerato, non ha niente di inumano e anzi vive tra dubbi e debolezze che prescindono dalla sua condizione di mago.
Un altro tema fondamentale in “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” è l’importanza delle proprie origini, alle quali spesso bisogna rinunciare per trovare la propria strada.

La società secondo J.K. Rowling

Come abbiamo detto, quella di Potter è una situazione di solitudine che tuttavia non è esente da figure di importanza fondamentale, come l’amato Sirius Black e il preside Silente, ai quali preme formare una persona, prima che un mago. Harry deve infatti prepararsi a sconfiggere il Male attraverso il Bene e per farlo non ha bisogno solo della magia, ma deve anzitutto assicurarsi che il proprio animo non sia corrotto.
Harry si pone delle domande riguardo ai propri sogni premonitori e si chiede se la sua connessione con Voldemort possa in qualche modo essere un segnale di corruzione nella propria anima, ma Sirius gli ricorda che:

“Il mondo non è diviso in persone buone e Mangiamorte. Tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi, ciò che conta è da che parte scegliamo di agire.”

J. K. Rowling si è tuttavia dimenticata di mettere un po’ di luce anche in Dolores Umbridge, probabilmente più sadica e crudele di Voldemort e tutti i suoi Mangiamorte. Ella è la rappresentazione di una società in cui, chi fa le regole, le infrange; la donna, tra una tazza di tè e un sorriso, utilizza metodi poco ortodossi affinché sia rispettata, perché il suo potere è immane e non può essere contrastato senza che se ne subiscano le conseguenze.
Dolores Umbridge è la personificazione della vita, che impartisce lezioni incidendo graffi profondi sulla pelle. Ancora una volta, Harry Potter si dimostra un anticonformista capace di ribellarsi di fronte alle ingiustizie del mondo.

La saga degli amici di Harry Potter

Nelle pellicole precedenti Harry era solo un bambino, ma in “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” lo spettatore si trova di fronte a un protagonista quasi adulto. Tuttavia, durante lo scontro finale, Harry dimostra ancora una volta di riporre fin troppa fiducia nelle proprie capacità, in quanto senza l’aiuto dei propri amici sarebbe stato sconfitto senza difficoltà. Quello del protagonista appare come una sorta di superomismo, con cui egli mette ripetutamente a rischio la vita delle persone a cui tiene.

Un’atmosfera sempre più cupa

I temi trattati in “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” sono in perfetta sintonia con la scenografia, che inizia ad assumere toni esclusivamente dark e si distacca categoricamente dai toni caldi propri dei primi film. A partire da questo film, infatti, i Mangiamorte escono dall’ombra e iniziano a diventare sempre più presenti nella vita del protagonista, tra scontri e questioni irrisolte.
Gli effetti speciali sono presenti in minore quantità nella pellicola, ma sono quasi clamorosi. L’importanza data da David Yates all’intreccio si riflette anche in questo.
“Harry Potter e l’Ordine della Fenice” non presenta buchi narrativi degni di nota e si segue facilmente. Anche se la morte di Sirius Black non trasmette abbastanza dolore, le emozioni sono vivide e rese perfettamente durante tutto il film.

Vecchie e nuove conoscenze

Tra le vecchie conoscenze, “scopriamo” che Lucius Malfoy è un Mangiamorte, anche se non era difficile intuirlo. Jason Isaacs riesce a far intendere allo spettatore quanto Malfoy sia codardo dietro alla sua maschera di superiorità.
Viene dato maggiore spazio anche a Emma Thompson nei panni della sbadata professoressa Sibilla Cooman, nonostante molte scene siano state tagliate. Emma Thompson alleggerisce la tensione presente nel film attraverso la sua ironia e lo spettatore si affeziona al suo personaggio.
Tra le nuove conoscenze, Imelda Staunton interpreta Dolores Umbridge talmente bene da generare astio nello spettatore, più di quanto se ne possa provare per Voldemort.
Natalia Tena, nei panni di Tonks, conquista il pubblico sin dalla prima apparizione, dimostrando un’incredibile naturalezza che non si può fare a meno di notare nelle sue interpretazioni.
Quella di Helena Bonham Carter è sicuramente l’interpretazione migliore in “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”. L’attrice dà sfogo di tutta la rabbia e la crudeltà insite nel suo personaggio, Bellatrix Lestrange, in un’interpretazione ai limiti della perfezione.

Lascia un commento