Recensione – Harry Potter e i Doni della Morte (parte 1 – 2009)

Harry Potter e i Doni della Morte (parte 1) è un film del 2009 diretto da David Yates e tratto dalla prima parte dell’ultimo romanzo di J.K. Rowling.

L’intreccio

I membri dell’Ordine della Fenice decidono di trasportare Harry alla Tana, ma vengono intercettati da alcuni Mangiamorte e così Malocchio Moody ed Edvige perdono la vita.
Rufus Scrimgeour, il nuovo Ministro della Magia, raggiunge i tre amici alla Tana per consegnare loro l’eredità di Silente: ad Harry il boccino d’oro della sua prima partita a Quidditch e la spada di Grifondoro, andata persa, a Hermione il libro “Le fiabe di Beda il Bardo” e a Ron un Deluminatore.
Durante le nozze tra Bill Weasley e Fleur Delacour, i Mangiamorte fanno irruzione a casa Weasley. Harry, Hermione e Ron riescono a smaterializzarsi a Londra e si recano a Grimmauld Place, dove incontrano l’elfo domestico Kreacher. Egli rivela ai tre amici che il vero medaglione di Serpeverde era nelle mani di Regulus Black e che Mundungus Fletcher l’aveva venduto a Dolores Umbridge.
I tre maghi usano la Pozione Polisucco e prendono le sembianze di tre impiegati del Ministero della Magia. Dopo essersi infiltrati nel Ministero, Harry, Hermione e Ron riescono a rubare il medaglione alla Umbridge, ma vengono inseguiti fino a Grimmauld Place, per questo Hermione conduce i suoi amici in una foresta.
Nonostante i diversi tentativi per distruggere l’horcrux, esso rimane integro. I tre amici decidono di indossarlo a turno affinché nessuno possa rubarlo, ma la negatività emanata dal medaglione provoca forti discordie tra i tre e l’allontanamento di Ron.
Harry ed Hermione si dirigono a Godric’s Hollow, luogo natio di Harry Potter. Mentre il protagonista fa visita ai suoi genitori, Hermione trova su una tomba il simbolo che Xenophilius Lovegood portava al collo nel giorno del matrimonio di Bill Weasley. Intanto, Bathilda Bath osserva i due amici da lontano ed essi decidono di seguirla. In realtà, la donna è Nagini, il serpente di Voldemort.
Tornati al loro rifugio nella foresta, Harry ed Hermione decidono di cercare la spada di Grifondoro, l’unico oggetto capace di distruggere gli horcrux, in quanto il sangue di basilisco lo ha fortificato.
Durante la notte, l’attenzione di Harry viene richiamata da un Patronus che lo porta a un lago ghiacciato. Sul fondale del lago, giace la spada di Grifondoro, ma quando Harry si tuffa per prenderla, l’horcrux che ha al collo cerca di strangolarlo.
Nel frattempo arriva Ron, che recupera la spada e salva Harry. Quando quest’ultimo ordina in serpentese al medaglione di aprirsi, Voldemort cerca di far desistere Ron e di trarlo in inganno, facendogli credere che Harry ed Hermione abbiano una relazione. Tuttavia, Ron riesce a colpire l’horcrux.
Una volta riuniti, Harry, Hermione e Ron decidono di incontrare Xenophilius Lovegood per chiedergli il significato del simbolo che aveva al collo al matrimonio di Bill.
Il padre di Luna racconta ai tre amici la storia dei fratelli che cercarono di umiliare la Morte chiedendole dei Doni. Il possesso di tutti e tre i Doni della Morte avrebbe generato un padrone della Morte, per questo Voldemort era alla ricerca della Bacchetta di Sambuco.
Dopo aver spiegato ai tre amici che Luna era stata rapita dai Mangiamorte per aver difeso Harry Potter, Xenophilius pronuncia il nome di Voldemort e i suoi seguaci accorrono immediatamente. Harry, Hermione e Ron riescono a fuggire, ma una volta nella foresta, vengono inseguiti e catturati dai Ghermidori, un gruppo di persone a servizio del Ministero della Magia. Hermione lancia una fattura sul volto di Harry, rendendolo irriconoscibile, ma i Ghermidori sospettano della sua identità e portano i tre amici a Villa Malfoy.
Mentre Harry e Ron vengono portati in una cella, Bellatrix Lestrange tortura Hermione, sospettando che la ragazza abbia rubato la spada di Grifondoro nella sua camera blindata. Intanto, Dobby raggiunge Harry Potter e aiuta i prigionieri a scappare dalla cella per aiutare Hermione.
Prima che i tre amici possano smaterializzarsi, Bellatrix lancia il suo pugnale verso di loro e colpisce Dobby, uccidendolo.
Intanto, Voldemort scopre che l’ultima persona entrata in possesso della Bacchetta di Sambuco è stata Silente, quindi profana la sua tomba e la ruba.

Il passaggio definitivo all’età adulta

Nella prima parte di “Harry Potter e i Doni della Morte”, i protagonisti sono costretti ad abbandonare le loro vite in virtù della lotta contro il Signore Oscuro. Harry chiede ai suoi zii di trasferirsi e di proteggere la loro incolumità, Hermione cancella la memoria dei suoi genitori per evitare loro la sofferenza di aver perso la loro unica figlia, Ron soffre l’allontanamento dal suo felice nido familiare e si chiede quanto ne valga la pena. Questo sofferta separazione segna il distacco definitivo dall’età infantile.
Le priorità dei tre maghi si spostano verso questioni più serie: la loro unione va oltre la semplice amicizia e abbraccia una causa comune molto più imponente. Questa maturazione riguarda soprattutto Hermione, che si dimostra preparata a qualsiasi evenienza e che riesce prontamente a gestire le situazioni in cui si trova analizzandole razionalmente e risolvendole in modo geniale.
Gli eventi di “Harry Potter e i Doni della Morte” si svolgono oltre le mura di Hogwarts, la seconda dimora di Harry e i suoi amici. Silente è morto e il suo ultimo aiuto è un chiaro segnale che dovranno vedersela da soli.
L’ambientazione “babbana” di “Harry Potter e i Doni della Morte” sottolinea la necessità di responsabilizzazione da parte del trio. Lo spettatore è costretto a dimenticare l’idilliaca decantazione della gioventù presente nei capitoli precedenti per fare i conti con una pellicola dominata dalla suspense.
In “Harry Potter e i Doni della Morte”, David Yates evita di enfatizzare troppo l’aspetto estraneo alla risoluzione dell’intreccio e ne risulta una pellicola limpida, priva di inutili elucubrazioni, ma senza buchi narrativi. Tuttavia, bisogna tenere a mente che la pellicola riprende gli avvenimenti della prima parte del romanzo di J. K. Rowling e per questo si configura come una premessa del tanto atteso finale.
La scelta di dividere “Harry Potter e i Doni della Morte” in due parti ha permesso di analizzare la trama in modo più approfondito senza scoraggiare nessuno degli eventi principali del romanzo. La narrazione ha un ritmo costante e non pecca di lentezza, anzi, le due ore e mezza circa del film passano piuttosto velocemente, lasciando lo spettatore sulle spine, impaziente di conoscere il finale.
La durata di “Harry Potter e i Doni della Morte” ha costretto David Yates a omettere alcune scene, tra le quali il dialogo tra Harry Potter e Petunia Evans prima del trasloco. Sarebbe stato interessante vedere sullo schermo il cambiamento di un personaggio spesso sottovalutato in preda alla debolezza e all’impotenza, così da avere un quadro più completo della sua psicologia.
Il tono di “Harry Potter e i Doni della Morte” è più adulto, ma non mancano le scene intrise di commozione, come quella della morte di Dobby. Nonostante le poche apparizioni, lo spettatore si affeziona al simpatico elfo domestico. La scena della morte di Dobby, inoltre, supera quelle dei personaggi principali, arrivando al cuore con le sue ultime parole: un personaggio sottovalutato e trattato come un servo per anni, scopre l’amicizia nella sua forma più pura e semplice, ma troppo tardi.

Una corsa contro il tempo

In “Harry Potter e i Doni della Morte” non sono rari i momenti di maggiore tensione. Harry, Hermione e Ron devono affrontare una pericolosa corsa contro il tempo, oltre alla persecuzione messa in atto dai Mangiamorte e dal Ministero. Ogni ora, minuto o addirittura secondo, potrebbe essere sufficiente a Voldemort per accrescere i propri poteri.
Harry e i suoi amici si trovano di fronte a un’altra terribile verità: il ritorno del Signore Oscuro ha generato paura nei cuori di maghi e streghe e molti di loro sono disposti a tradire il Bene per scongiurare le possibili ritorsioni del Male. Allo stesso modo, sono evidenti le perplessità dei personaggi “cattivi”, come Draco Malfoy, sempre più dubbioso sul cammino da intraprendere: egli avrebbe tranquillamente potuto catturare Potter, ma le sue evidenti esitazioni ne hanno favorito la fuga.

Una pellicola disadorna

In “Harry Potter e i Doni della Morte” diverse scene sono ambientate in una natura brulla, che sottolinea il carattere scarno dell’intera pellicola ed evidenzia la situazione di disagio in cui i protagonisti si trovano a vivere, lontani dai propri cari, isolati dalla società, costretti a nascondersi e a prendere continue precauzioni. In questa natura, la protagonista indiscussa è l’azione: “Harry Potter e i Doni della Morte” è una pellicola movimentata, lontana anni luce dalla staticità del primo capitolo della saga.
Allo spettatore manca la spensieratezza dell’età infantile presente nei primi film, poiché in questa penultima pellicola sono assenti le partite a Quidditch, gli spettacolari ambienti di Hogwarts, la protezione degli insegnanti. In “Harry Potter e i Doni della Morte”, David Yates dà il meglio di sé e dà una svolta definitiva alla mediocrità dei film precedenti.

Presenze nella solitudine

Come detto in precedenza, in “Harry Potter e i Doni della Morte”, Harry e i suoi amici si trovano in una situazione di solitudine fisica e reale. Tuttavia, non sono assenti altri personaggi nel film e nonostante le poche scene che vengono loro ritagliate, dimostrano un incredibile talento recitativo.
Tra i nuovi personaggi spicca la figura di Xenophilius Lovegood e non si fatica a credere che sia il padre di Luna. Rhys Ifans impersona benissimo il complesso personaggio, alternando innumerevoli emozioni in pochi minuti.
In “Harry Potter e i Doni della Morte” vediamo di nuovo Ralph Fiennes nei panni di Voldemort. Nonostante la sua apparizione sia limitata alla sola scena iniziale, lo spettatore ha la possibilità di coglierne la complessa psicologia.
Breve lo spazio ritagliato peri genitori di Hermione, interpretati rispettivamente da Michelle Fairley e Ian Kelly.

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