Recensione di Altered Carbon: la serie tv futuristica targata Netflix

Netflix, questa volta, ci propone una serie tv futuristica, tratta dal romanzo cyberpunk di Richard k. MorganBay City”.

Trama

Ambientata nell’anno 2384, Altered Carbon, creata da Laeta Kalogridis (autrice di vari  kolossal come “Shutter Island”, “Alexander” e “I guardiani della notte”), parte con il descrivere l’evoluzione, nel corso del tempo, in campo medico e cibernetico, la quale ha portato alla creazione di una sorta di “pila”, capace di immagazzinare il cervello e di trasferirlo in un altro corpo, rendendo, così, l’identità dell’uomo immortale.

Il protagonista è Takeshi Kovacs (interpretato da Joel Kinnaman), ex membro di speciali unità militari ribelli considerate terroristiche, chiamate “Spedi”. Egli si ritrova, dopo moltissimi anni dalla sua morte fisica, in un altro corpo per ordine di un Mat (diminutivo di Matusalemme) di nome Laurens Bancroft (James Purefoy). Bancroft, in quanto Mat, è una delle persone più ricche e facoltose di Bay City, e anche tra le uniche a poter possedere infinite ‘’custodie’’ con la propria immaginare originale. Nonostante ciò, egli non riesce ad avere alcuna memoria riguardo la sua ultima morte, ragion per cui, decide di servirsi delle capacità militari di Kovacs ingaggiandolo come investigatore privato.

Tra fantascienza e filosofia

La trama, teoricamente semplice, nel corso dei dieci episodi diviene un vero e proprio intreccio di storie, le quali seguono le vicende di coloro che hanno conosciuto Bancroft nella sua vita passata e presente. Il tutto è racchiuso in un contesto che passa continuamente dal poliziesco, al noir, all’action fantascientifico, non facendo mancare i colpi di scena. Particolare attenzione viene dedicata alle scene di nudo; il corpo, infatti, non è che una custodia, della quale i vari personaggi non si curano. Ciò che conta è mantenere intatta la propria identità.

La tecnologia è la padrona indiscussa del paesaggio. Grazie a essa, tutto sembra possibile e tutto è migliorabile, dalle architetture alla natura stessa, cosicché la cittadina riesce ad incantare per le immagini assolutamente suggestive alla Blade Runner di Ridley Scott, ma, allo stesso tempo, a incutere nello spettatore un forte senso di inquietudine.
Se la ricerca di Kovacs risente fortemente dell’istinto poliziesco, infatti, Kalogridis non intende solo parlare di un’indagine investigativa, bensì della società stessa; una società fratturata in ceti sociali sempre più distanti, formata da bambini che non possono permettersi un corpo giovane e sono costretti ad avvolgersi in una custodia ormai vecchia, da chi si ritrova ad amare una persona dall’identità conosciuta e dal corpo estraneo.

Altered Carbon, sin dall’inizio, ci fa vedere come la tecnologia possa essere positiva, ma ci fa comprendere, nel corso della storia, quanto essa possa arrivare a cambiare l’essenza stessa dell’uomo, resosi sì immortale, ma al contempo inumano.

Lascia un commento