Chiunque abbia visto l’undicesimo episodio della terza serie di My Hero Academia lo sa, la storia è giunta a un punto di svolta fondamentale. Da ora in avanti, tutto cambia. Dopo questo cambiamento epocale, e a poche settimane dall’uscita del film, abbiamo dunque deciso che fosse il caso di darvi le nostre prime impressioni su questa stagione.
Trama e combattimenti: equilibrio perfetto
La trama, che pure dovrebbe essere fondamentale in ogni racconto, non sempre ricopre un ruolo decisivo negli shōnen. Spesso, al contrario, tende a banalizzarsi con l’avanzare della storia per lasciare maggior spazio ai combattimenti e ai continui potenziamenti dei protagonisti. Fortunatamente, questo non è il caso di My Hero Academia.
Le stagioni precedenti ci hanno abituati a un perfetto mix di storia e azione. La crescita di Izuku Midoriya e dei suoi compagni non avviene mai in maniera casuale. Dietro a ogni potenziamento si nascondono lunghi allenamenti ma, soprattutto, una notevole evoluzione del carattere. Il desiderio di aumentare le proprie capacità non nasce solo dalla necessità di sconfiggere il villain di turno, ma dalla consapevolezza dei propri limiti e da una sincera voglia di migliorarsi.
In questa stagione vediamo come l’aumento di livello dei combattimenti non vada affatto a discapito della trama. Al contrario, è propio il precipitare degli eventi che fornisce l’occasione per mostrare le nuove, spettacolari, capacità di buoni e cattivi. I combattimenti esagerati, tipici tanto degli shōnen quanto delle storie di supereroi (a cui My Hero Academia spesso richiama consapevolmente), non sono mai decontestualizzati e fini a se stessi. La loro presenza, anzi, serve a sottolineare la drammaticità del momento, in perfetta combinazione con la colonna sonora.
ATTENZIONE! DA QUI IN POI L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER!
Nuovi personaggi
L’esistenza di una minaccia reale non è da sottovalutare. L’Unione dei villain non è un avversario da prendere alla leggera e ne abbiamo una dimostrazione all’inizio della terza stagione. Come i protagonisti, anche i loro avversari hanno acquisito un nuovo potenziale, che si traduce nell’arruolamento di nuovi membri, brevemente presentati negli ultimi episodi della stagione precedente. La loro presenza non si riduce al mero far numero, ma influenza in maniera determinante il corso degli eventi: non abbiamo personaggi secondari, ma veri e propri antagonisti. La rilevanza di personaggi come Dabi e Himiko Toga è testimoniata anche solo dall’incredibile numero di fan art a loro dedicate.
Anche il versante degli eroi si arricchisce di nuovi elementi. Indimenticabile il team delle Wild Wild Pussycats, perfettamente costruito per quanto riguarda sia il carattere dei singoli membri sia il modo in cui riescono a combinare efficacemente le proprie unicità. Una menzione d’onore va al piccolo Kōta, che finalmente porta all’attenzione un diverso punto di vista sulla società degli Heroes. Sappiamo infatti, dai racconti di All Might, che non tutti accettano di buon grado la presenza dei supereroi. Eppure, finora non avevamo avuto nessun esempio concreto di questa visione del mondo.
Un discorso a parte va necessariamente dedicato ad All For One. La mente dietro all’Unione dei villain, l’acerrimo nemico di All Might, il creatore dello One For All era già stato presentato da All Might nella seconda stagione, ma fa qui finalmente la sua comparsa in grande stile. La sua entrata in scena è perfetta. Cammina tranquillo nel magazzino ormai distrutto e con un semplice gesto spazza via i pro-Hero accorsi per distruggere i Nōmu. La sua sola presenza basta a paralizzare Izuku e i suoi compagni. Non c’era modo migliore per presentare l’incarnazione del male.
All For One non dispone solo di un immenso potere, ma anche di una mente estremamente malvagia. Il motivo principale per cui ha scelto Shigaraki Tomura come suo apprendista è che egli è, in realtà, il nipote di Nana Shimura, maestra di All Might e precedente detentrice dello One For All. La rivelazione di questo particolare al Number One Hero, unita alla rivelazione pubblica della sua true form, dovrebbe contribuire, nei piani del villain, a mandarlo in crisi. L’urlo disperato di All Might dimostra che il piano è in parte riuscito, ma l’eroe più grande di tutti i tempi non si è ancora arreso.
Realismo e fantasia
Per quanto riguarda il versante strategico, la parte dedicata al campeggio estivo è impeccabile. Il piano dei villain è, finalmente, ben strutturato. Non si tratta di una carica a testa bassa, ma di una serie di azioni perfettamente pianificate e studiate per mettere in difficoltà gli studenti dello UA e i professionisti presenti. Solo lo slancio di Izuku e dei suoi amici, unito all’autorizzazione a combattere, permette di evitare una disfatta totale. In questa serie, fortunatamente, non basta essere il protagonista per vincere. Anche i buoni possono perdere, quando si verificano le giuste condizioni.
Il comportamento degli Eroi e dei Cattivi è, in questa stagione, assolutamente realistico. Dopo l’ennesimo attacco subito e il rapimento di Katsuki Bakugo, il cui comportamento irrequieto è stato (giustamente) notato dall’Unione, lo UA è vessato dall’opinione pubblica. La società, in maniera del tutto plausibile, reagisce agli eventi, iniziando a mettere in discussione i metodi del liceo.
Ma anche le reazioni degli Heroes sono pensate in maniera impeccabile. Con l’aiuto della polizia, tutti i migliori professionisti si riuniscono per sferrare il colpo decisivo all’Unione dei villain. Il piano, anche in questo caso, riesce, ma non alla perfezione. L’intervento di All For One salva Shigaraki e i suoi compagni, sottraendoli alla giustizia.
Lo scontro perfetto dell’eroe perfetto
A questo punto si inserisce quella che è, con ogni probabilità, la scena migliore dell’anime fino a ora: lo scontro tra All Might e All For One. In questo combattimento non c’è una singola nota fuori posto. Animazione, colore, colonna sonora e doppiaggio si combinano in un’animazione spettacolare e toccante allo stesso tempo.
Il combattimento viene diviso in due episodi. Nel primo, oltre ad All Might e All For One, sono presenti anche Bakugo e i membri dell’Unione dei villain. Il focus di questa prima parte è sullo scontro di questi personaggi. Il ragazzo, che pure ha le caratteristiche proprie di un villain, è determinato a diventare un Hero a ogni costo e si oppone con tutta la sua forza ai tentativi di Shigaraki e dei suoi compagni di rapirlo nuovamente. Lo scontro è impari e, inoltre, rischia di intralciare All Might. Per paura di coinvolgere anche il suo studente, infatti, l’eroe non può sprigionare tutta la sua potenza.
Fortunatamente, Midoriya e la squadra di salvataggio sono appostati nelle vicinanze. Vinta la paura suscitata da All For One, il protagonista mette a punto un piano che consenta loro di salvare Bakugo senza ingaggiare uno scontro diretto con i nemici. L’azione riesce e il ragazzo sfugge ai suoi assalitori. A questo punto All For One decide di far ritirare i suoi, attivando forzatamente il warp gate di Kurogiri. Solo ora il vero scontro ha inizio. Il livello dei due contendenti è subito evidente. All For One blocca con un singolo pugno l’attacco di All Might e continua a colpirlo ripetutamente. Dopo il passaggio dello One For All a Izuku, il destino dell’eroe sembra segnato.
Il secondo episodio si caratterizza per una costante alternanza tra scene di combattimento e flashback sul passato di All Might. Tramite questo espediente scopriamo le origini del Number One Hero e facciamo la conoscenza della sua maestra, Nana Shimura. Il rapporto tra i due è simile a quello tra All Might e Izuku. Come il suo allievo, anche lui nasce senza Unicità, ma viene notato dall’eroina, che gli concede lo One For All e lo affida a Gran Torino. Ciò che, però, distingue All Might è il suo desiderio di creare un mondo dove tutti possano sorridere. Per farlo, è necessaria la presenza di un pilastro, un simbolo della pace.
Questi approfondimenti non sono fini a se stessi. Per superare il limite e sconfiggere il suo avversario, All Might ha infatti bisogno di ricordare le proprie origini. L’alternanza tra passato e presente, lungi dallo spezzare la tensione, contribuisce ad aumentare le aspettative e a caricare l’atmosfera fino all’attacco finale.
All Might, ridotto alla sua true form ed esibito in queste condizioni davanti al mondo intero, non è mai solo durante il combattimento. Non ci stiamo riferendo alla presenza di Gran Torino e degli altri pro-Hero, con Endeavor in testa, che cercano di aiutarlo attaccando All For One e traendo in salvo le vittime dello scontro. Tutti, davanti allo schermo, sono in lacrime e pregano disperatamente per la vittoria del simbolo della Pace, incitandolo a gran voce. La scena ha un enorme impatto emotivo e mostra con estrema evidenza il coinvolgimento di ciascuno. È propio questo il senso dello One For All. All Might, con il suo United Staes of Smash, sta raccogliendo e scaricando la forza di tutti contro l’incarnazione del male. La vittoria non è sua, ma di tutti coloro che si oppongono all’oscurità.
L’ultima immagine di All Might, con il pugno alzato, la schiena rivolta agli spettatori e l’inconfondibile sorriso stampato sul volto rendono perfettamente l’ideale della caratura morale del personaggio. Nonostante le difficoltà, nonostante la sproporzione di poteri rispetto all’avversario, All Might ha sacrificato tutto e ha vinto, dimostrando di essere un eroe nel senso migliore del termine. La sua battaglia d’addio è la migliore che si possa immaginare. L’avvertimento finale, il prossimo sei tu, è una frase pregna di significato. Il Number One Hero ha definitivamente passato il testimone alla nuova generazione.