LuNERDì… Viaggi nel tempo: il fascino di paradossi e incertezze

Chi non tornerebbe indietro nel tempo per risanare i propri errori, cercare di recuperare relazioni o, più semplicemente, per cercare di capire come sarebbe potuta andare nel caso in cui si fossero prese altre decisioni? Probabilmente, o quasi sicuramente, è in virtù di tutto ciò che nascono le miriadi di quesiti che ruotano attorno alla possibilità di tornare indietro di qualche anno, giorno, ora o settimana per cercare di cambiare ciò che è stato, poichè sbagliato o semplicemente diverso da ciò che noi avremmo voluto.

Viaggi nel tempo

I viaggi nel tempo hanno da sempre affascinato l’umanità, tanto che un’infinità di studi sono stati effettuati per rispondere alle domande sulla possibilità che un’eventuale macchina del tempo o, più generalmente, che un viaggio nel tempo potesse essere compiuto.
Il tema divenne popolare nel 1895 con l’uscita del romanzo di Herbert George Wells: La macchina del tempo. Questo ha preso sempre più piede, poi, nel corso degli anni, seppur di storie di viaggi nel tempo ne esistessero già in passato (Mago Merlino era solito balzare qua è là nel tempo per “sistemare” eventi).

Ne hanno parlato autori come Dickens, Twain; è stato trattato nei fumetti con i Chrononauts (scritto da Mark Millar), Flash, Superman. Lo abbiamo visto sul grande schermo con Ritorno al Futuro (per il quale nutriamo un particolare affetto, vedi Back in Time) o con serie TV come Futurama o Doctor Who. Vogliamo metterci di mezzo anche gli anime o i manga? Steins;Gate e il bellissimo Erased la fanno quasi da padroni nel genere.

L’argomento è vastissimo, le possibilità di spiegazione, o in ogni caso di realizzazione, sono infinite. Ogni autore ne parla in modo completamente diverso, ponendoci davanti a interpretazioni e risposte diversissime, basate anche su come si affrontano le questioni riguardanti i paradossi temporali. Questi, infatti, possono essere catastrofici, possono portare a risultati pessimi o a bei finali; ogni evenienza è possibile quando si gioca con il tempo e le conseguenze che potrebbero derivarne.

Evitare conflitti mondiali, guerriglie, perdite o qualsiasi altra cosa spesso sembra quasi totalmente irragiungibile, in quanto ci si scontra con l’impossibilità di cambiare quanto già avvenuto. Esempio recentissimo è dato dalla serie tv Dark di Netflix. Viaggi nel tempo continui, dove l’unico risultato è quello di tornare inevitabilmente allo stesso punto di partenza, come se tutto, assolutamente tutto, fosse necessario e immutabile.
Lo stesso Dragon Ball di Toriyama propone più volte il tema dei viaggi nel tempo con il personaggio di Trunks, ma la risposta che dà è il crearsi di modifiche temporali in altre linee dello stesso universo, generando, di fatto, altri paradossi.

Insegnamenti

Qual è l’insegnamento finale che tutte queste storie più o meno assurde cercano di trasmettere?
Di certo, l’attenzione si focalizza sulla necessità del protagonista di cambiare ciò che non funziona, ciò che vorrebbe andasse diversamente. Evidente, però, è la risposta che ci viene portata in chiaro ogni volta: ciò che dipende davvero da noi è il futuro che ci aspetta, mutato o meno che sia. Il tempo ci preoccupa, tanto quanto le scelte compiute di fronte a un bivio. Come ci insegna anche il famoso Mr. Nobody, scegliere la destra o la sinistra ci porterà eternamente a chiedere cosa sarebbe successo nel caso in cui avessimo compiuto l’altra scelta, andando così a diramare il corso della nostra vita in modi completamente diversi ogni volta.
Mai giocato alle visual novel? Ogni scelta corrisponde a una risposta inevitabilmente diversa di volta in volta. Tutto, però, dipende solo ed esclusivamente da noi stessi.

Vi pongo una domanda. Perché preoccuparsi di ciò che è stato, quando dovremmo in realtà impegnarci per ciò che sarà? La vita ci insegna a non guardare nello specchietto retrovisore troppo spesso, perché troppo piccolo e limitato e, soprattutto, pericoloso. Gli eventi ci insegnano a guardare sempre avanti, perché davanti a noi c’è uno spettacolo di luci che noi stessi decidiamo di vedere in base alle strade percorse. Potranno essere azzardate, sbagliate, portarci nei luoghi più bui, ma infine, potremo sempre provare a svoltare e riportare tutto nella giusta carreggiata. Non abbiamo bisogno di un John Titor qualunque che ci venga ad avvisare dei disastri imminenti. Dobbiamo essere noi stessi pronti a evitarli, riflettendo sempre su ciò che sarà e non su ciò che è stato!

Spero di aver smosso un po’ i vostri animi. Vi lascio e vi saluto invitandovi a porre domande e aprire dibattiti. Arrivederci alla prossima rubrica!

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