Intervista ad Andrea “Buong” Buongiorno

In occasione della quarta edizione del Festival del Nerd abbiamo intervistato Andrea Buong Buongiorno.

– Ti trovi più a tuo agio con il disegno digitale o cartaceo?

Per una questione professionale ormai lavoro quasi esclusivamente in digitale, poiché, rivolgendomi maggiormente verso la comunicazione piuttosto che l’editoria, il formato digitale (e vettoriale in primis) è quello maggiormente richiesto perché più versatile. Ormai opero in maniera disinvolta nonostante sia un autodidatta per quanto concerne l’uso del computer e dei programmi grafici, e la comodità del digitale è che posso rimediare a errori e ripensamenti lavorando su diversi livelli che mi permettono di avere una visione più ampia del progetto, creando differenti soluzioni e scegliendone poi quella più congeniale. Su carta tutto ciò sarebbe impossibile, se non con una dilatazione enorme dei tempi di lavoro. Ad ogni modo è sempre un piacere qualche volta tornare a sporcarmi con pennarelli e china in occasione delle commissioni private per i collezionisti di disegni originali.

– Quanto il disegno esplica i tuoi stati d’animo?

Spesso i miei stati d’animo sono coloro che guidano il tempo che impiego per realizzare un lavoro, più di quanto faccia la complessità del lavoro stesso. Vivo ancora il mio lavoro come una grande passione e quindi “attacco” un progetto più di pancia che di testa: qualche volta questo attacco è deciso e ciò mi permette di avere poche esitazioni e di vivere l’iter creativo in maniera più serena; altre volte, invece, sembro un Diesel: carburo con il tempo, imparando a conoscere e interpretare il progetto passo dopo passo e, in questi casi succede che, scadenza permettendo, vada a rivedere e migliorare i miei primi passi per portarli al livello di quelli successivi.

– Qual è l’elemento più complicato nell’ideare e nel disegnare caricature?

Non sono mai stato un amante delle caricature classiche, quindi, volendo interpretare con uno stile spesso “chibi” una persona, l’elemento più complicato è sempre quello di riuscire a riassumere in pochi segni la personalità, più che l’aspetto fisico, della persona da ritrarre. L’aspetto fisico, infatti, può derivare da una fotografia o dall’avere la persona stessa davanti a me (come avviene ad esempio durante le fiere alle quali partecipo). Più complicate diventano le commissioni online, quando non conosco il soggetto da disegnare e non posso conoscerne il carattere, finendo per affidarmi a qualche rigo di presentazione in una email scritta, quasi sempre da un terzo soggetto che vuol regalare il disegno ad un suo amico o ad un suo collega che devo appunto “caricaturizzare”.

– Come è nata l’idea dei Piccoli Eroi?

I Piccoli Eroi sono nati da un’idea mia perfezionata con mia moglie Lydia. Lo spunto è quello di divertirmi a immaginare come i supereroi vivessero una normale vicissitudine quotidiana senza avere la maturità e il pieno potere di affrontarla. Mi sono reso conto che sarebbe bastato interpretarli da bambini, perché ogni bambino si sente un eroe anche se non può evitare un rimprovero, un pasticcio o un interrogazione a scuola. Ho pensato a tutto ciò che ci accade quando siamo bambini, a come sarebbe stato difficile per loro affrontare le nostre stesse (dis)avventure quotidiane, sentendosi sì eroi, ma vulnerabili, e ho iniziato ad abbozzare alcune vignette decidendo di destinarle al pubblico dei più piccoli proprio per una sorta di confronto più “umano”, vivendo il proprio personaggio preferito non più come un totem, un eroe lontano e perfetto, quanto piuttosto come un amico, un compagno di scuola, un cuginetto dispettoso. Devo dire che i bambini e i ragazzi sono sempre molto sorridenti in fiera quando mi vedono disegnare un piccolo eroe. Tutto è partito quando ho cominciato a postare delle vignette su Internet ricevendo sempre più consensi e da lì ho deciso di farne un progetto che vive quasi esclusivamente attraverso le fiere, dove mi vengono chieste varie situazioni che creo istantaneamente; è una scelta che mi piace perché mi permette di cimentarmi con l’improvvisazione e di confrontarmi con personaggi sempre diversi, puntando sempre a strappare un sorriso. Delle cinquanta vignette che è possibile visionare online, ce ne sono molte di più appese nelle camerette di bambini e ragazzi, che sono per me una grande soddisfazione e che ho deciso di raccogliere nel mio primo artbook targato “Piccoli Eroi”.

– Quale ricetta di #Sfilatinozen preferisci realizzare?

Quella dei panzerotti vince a mani basse. Ci sono ricette molto sfiziose e gustose, alcune molto caratteristiche come la pecorella pasquale, ma il panzerotto resta la mia ricetta preferita, anche perché vengo da Monopoli e il panzerotto è una vera istituzione in tutto il territorio barese. Si dice che il panzerotto sia più buono il giorno dopo, e saremmo capaci anche di inzupparlo nel latte la mattina a colazione (ride).

– Ti vedremo presto in qualche nuova opera?

Ho iniziato da poco la creazione del primo artbook dei Piccoli Eroi che raccoglierà tavole e vignette inedite, oltre al “restyling” di quelle più note. A Giugno uscirà il libro “Girogattando” scritto da Sabrina Musetti, per il quale ho realizzato l’illustrazione di copertina e altri disegni all’interno: è un’opera editoriale di beneficenza (in vendita su Amazon e siti online) destinata a raccogliere fondi per progetti in aiuto ai gatti felvici. Inoltre la Goal Book pubblicherà a breve il nuovo libro del giornalista del Guerin Sportivo Nicola Calzaretta (per il quale ho illustrato la copertina) che raccoglierà le più belle interviste a personaggi dello sport degli anni ‘80 e ’90, mentre in inverno dovrebbe vedere la luce il nuovo libro sportivo di Gino Svanera (pubblicato sempre dalla Goal Book) che ho interamente illustrato con oltre 140 disegni, un lavoro enorme iniziato due anni e mezzo fa.

– Se potessi essere un supereroe, quale superpotere avresti?

È una domanda difficile, ti farò finire tutta la batteria del registratore (ride).
Il mio primo amore del fumetto americano è stato l’Uomo Ragno, a tredici anni, quindi è stato il primo per il quale mi sono chiesto cosa avrei fatto al suo posto, cosa avrei fatto con i suoi poteri, con la sua fragilità. Era elettrizzante vederlo svolazzare da un grattacielo all’altro quando leggevo le sue avventure in camera mia, lasciando perdere che fuori dalla finestra i palazzi non erano alti più di sei piani, quindi l’immedesimazione risultava parecchio meno eccitante (ride). Da adulto, escludendo per un attimo i super poteri, mi piacerebbe tantissimo poter rinascere Corto Maltese, con quel suo viaggiare, quel suo scoprire e vivere il mondo in libertà. Senza confini e senza barriere.

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