Akame ga Kill! – Alla conquista di Impero e fan – Recensione Manga

Se la maggior parte di voi ha conosciuto questo brand grazie all’anime, dovrà necessariamente affacciarsi al manga per capire le linee guida principali progettate da Takahiro. I disegni di Tetsuya Tashiro, fino alla fine, mantengono alta la nostra attenzione. Mano al manga allora, come minimo dal volume numero 6, e si comincia ad affrontare una nuova storia. Tatsumi, Akame e gli altri, vivono una seconda vita, dalle classiche sfumature agrodolci.

Teigu e Specie pericolose

Tatsumi e due suoi amici decidono di approdare nella grande capitale per lavorare come soldati e portare a casa dei guadagni per garantire la sopravvivenza del proprio villaggio. L’Impero però è totalmente diverso da quello che si aspettavano. Corrotto sin dalle radici, regolato dalla follia, dalla bramosia di denaro e dalle perversioni. Quando lo stupore e la rabbia nei confronti dell’ingiustizia raggiunge il suo apice, Tatsumi incontra una nuova speranza: i Night Raid.
La parola assassinio è la chiave del gruppo. Il loro unico obiettivo è quello di ripulire l’Impero da ogni male, che sia una specie pericolosa, o il più pazzo fra i governanti. E come farlo se non sfruttando armi speciali e strampalate, chiamate Teigu?

Tatsumi o Akame?

Akame ga Kill o Tatsumi ga Kill? Probabilmente la domanda se la son posti un po’ tutti. Chi è il vero protagonista? Non è semplice rispondere. La storia ha sicuramente come punto di vista principale quello di Tatsumi. Tramite i suoi occhi scopriamo un mondo che si rivela radicalmente diverso da come appare. La sua insofferenza per le crudeltà perpetrate da esercito e governatori ci portano a unirci ai ribelli e a trovare, con loro, una possibile alternativa. Proprio tra i Night Raid, insieme a Tatsumi, incontriamo Akame, l’abilissima assassina il cui nome ha dato il titolo al manga e all’anime.

Akame è una leggenda, tanto tra i ribelli quanto tra le truppe imperiali che li combattono. Le sue capacità sono a dir poco fuori dal comune. Grazie alla sua spada maledetta, Murasame, è in grado di uccidere qualunque essere vivente con un unico colpo. La sua grande padronanza delle tecniche di combattimento, unita all’eccezionalità del Teigu, la rende un avversario estremamente difficile. Sebbene tutti i personaggi principali di questo anime siamo protagonisti di battaglie spettacolari, è ad Akame che toccano gli scontri più difficili.

Ma Akame non è solo un’assassina e un’esperta guerriera. Nel corso della storia vengono approfonditi anche i suoi legami con la sorella e con gli altri membri dei Night Raid, in particolar modo Tatsumi e Leone. Riusciamo così a conoscere anche i suoi sentimenti, spesso contrastanti. Eppure, la ragazza riesce sempre a mettere da parte le proprie emozioni per portare a termine il lavoro. Per farlo, usa una sorta di mantra, una parola che le faccia dimenticare ogni esitazione: eliminare!

Proprio da qui viene il titolo dell’opera. In Akame ga Kill! è presente un gioco di parole tra l’inglese kill, che i nipponici leggono kiru, e il verbo giapponese 斬る, letto allo stesso modo, che significa appunto “fare a pezzi, squarciare”. Tutto, insomma, porta a vedere Akame come protagonista dell’opera.

Come spiegare allora la presenza preponderante di Tatsumi? I conti tornano se pensiamo al ragazzo come al narratore di una storia che ha per protagonista Akame. Entrambi i personaggi sono senza dubbio primari e bene approfonditi, ma presentati su livelli diversi.

Buoni e cattivi

Akame e Tatsumi sono i protagonisti, ma non gli unici personaggi. L’opera si presenta per gran parte della sua durata come corale. Ogni membro dei Night Raid ha il giusto spazio ed è protagonista di grandi imprese insieme al proprio Teigu. Le armi rispecchiano bene le personalità di ciascuno e si adattano perfettamente al carattere e allo stile di combattimento del proprietario.

Anche gli antagonisti hanno grande rilievo all’interno della storia. Dopotutto, un personaggio della potenza di Akame aveva bisogno di un avversario all’altezza. Diametralmente opposti ai Night Raid troviamo quindi gli Jaegers, la squadra formata dall’Impero per contrastare i ribelli. Anche in questo caso, ogni membro possiede un Teigu eccezionale che lo rende un avversario terribile da affrontare in battaglia.

Una nota senz’altro positiva va fatta sulla caratterizzazione degli antagonisti. L’Impero è uno Stato millenario ma ormai in declino, dominato da corruzione e crudeltà. Campione di questi vizi è il primo ministro Honest (qui il gioco di parole è talmente evidente che lo lascio a voi!), che non avrebbe alcuno scrupolo a sacrificare il Paese intero pur di ottenere ciò che vuole. In lui troviamo la rappresentazione di ogni possibile difetto umano. Non ha un solo aspetto positivo, se non l’abilità di controllare totalmente l’Imperatore bambino. In breve, è il classico stereotipo del cattivo.

Se tutti gli antagonisti fossero così, la storia risulterebbe estremamente banale. All’inferno degli Jaegers, invece, troviamo personaggi che, pur schierati dalla parte “sbagliata”, non possono essere considerati negativi. Tra di loro c’è infatti chi è pienamente consapevole dei difetti dell’Impero e lotta per cambiare la situazione dall’interno, ma anche chi è convinto che servire il governo legittimo sia semplicemente la cosa giusta da fare. Alcuni di loro subiscono una forte evoluzione, che li porta a rivedere radicalmente le proprie scelte di vita.

Il gruppo è comandato dall’unico personaggio in grado di tenere testa ad Akame sul campo di battaglia, il generale Esdeath. Ancora una volta, avremmo potuto avere un cattivo stereotipato, ma la fantasia dell’autore ha evitato il pericolo. Si tratta infatti di un’antagonista fortemente caratterizzata in senso negativo, al limite della pazzia, ma che, più che allo stereotipo del cattivo, può essere accostata a un profilo da serial killer. Eppure, nonostante la crudeltà e il sadismo, si dimostra molto legata ai suoi soldati e instaura con loro uno stretto legame di fiducia. L’unico difetto di questo personaggio (almeno, a livello di scrittura) è costituito dai troppi e repentini potenziamenti che acquisisce, in perfetto stile shōnen, alla fine della storia. Ciò conduce infatti a un finale che ci sembra un po’ forzato.

Consigliato?

La nostra opinione su questo manga, si sarà capito, è estremamente positiva. Ha tutte le caratteristiche degli shōnen, dai combattimenti spettacolari che lo attraversano dalla prima all’ultima pagina, all’evoluzione dei personaggi. Nonostante l’atmosfera molto spesso cupa, in cui torture e uccisioni sono gli elementi in primo piano, non mancano le scene comiche e le gag tra i protagonisti. Immancabili sono anche le storie d’amore, che però a tratti stonano troppo con il mood generale dell’opera. Se avete apprezzato l’anime, anche il manga sarà in grado di conquistarvi. Non aspettatevi, però, lo stesso finale. Qui la storia prende, negli ultimi volumi, una piega un po’ diversa, decisamente meno tragica e forse, ancora una volta, un po’ fuori tono rispetto all’atmosfera generale.

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