Recensione Kids with Guns, tra proiettili e dinosauri

Ci siamo immersi nel mondo di Kids with Guns, l’ultimo lavoro di Capitan Artiglio firmato Bao Publishing. Ecco il nostro punto di vista.

La trama

I tre fratelli Doolin, figli del famoso fuorilegge Bill “la morte”, a causa di una rapina andata male, hanno sulla testa una taglia da metter l’acquolina in bocca a tutti i cacciatori della zona. Come se non bastasse, il padre ha lasciato loro tre teschi di Moloch, conosciuti per le loro capacità sovrannaturali. Cosa succederebbe se aggiungessimo a questa trama anche una bambina dalle origini sconosciute e dei dinosauri?

El Cielo

Il graphic novel si apre con i versi di Do You Love Me? (Part 2) di Nick Cave and the Bed Seeds, così da creare una sorta di prologo che ci catapulta immediatamente in un mondo fatto di pistoleri dai colori pop, poteri mistici e dinosauri. Come possono legarsi questi elementi all’apparenza tanto lontani? Capitan Artiglio ce lo mostra con una naturalezza spietata, tanto da risultare, a volte, persino cruenta. In un luogo sperduto dove ciò che conta è divenire il bandito più temuto di sempre, d’altronde, non ci si potrebbe aspettare altro. Tuttavia, i tre protagonisti sembrano essere ben differenti, primo fra tutti Dave, il quale, tra una sparatoria e un inseguimento, è riuscito a mantenere il suo cuore abbastanza tenero. Essere come lui in un luogo ormai costernato di cattiveria e mancanza di valori, però, non risulta affatto facile.

La bambina con le pistole

Come se tutto ciò non fosse abbastanza per avere una vita complicata, Dave decide anche di adottare una bambina sconosciuta. L’educazione, ovviamente, viene prima di tutto; in un mondo del genere, tuttavia, il saper leggere e scrivere non ha importanza. Ciò che conta è saper sparare, e lei sembra averlo capito bene. La bambina, infatti, arriva subito al sodo. Non ha bisogno di parole; sono le sue pistole a parlare.

L’altra faccia dei fratelli Doolin

Non tutti i fratelli mostrano avere lo stesso carattere. Dan Doolin, infatti, è pronto a piantare una pallottola addosso a chiunque gli si pari davanti. L’evoluzione del suo personaggio, le sue necessità, e la sua caparbietà nel raggiungere il proprio obiettivo sono le leve motrici di tutta la storia.

Balla coi… dinosauri

È un mondo western rivisitato in chiave sci-fi quello messo in scena da Capitan Artiglio, rappresentato da uno stile reduce in parte dai Gorillaz (Kids with Guns è anche il titolo di una delle loro canzoni), e forte di tutto il repertorio di influenze che lo hanno reso un autore: dalle prime note della già citata canzone (Do You Love Me? (Part 2)) che scandisce i tempi della storia, agli easter eggs e a tutte le citazioni di anime, cartoni animati e videogiochi di ogni tipo, sparsi qua e là per l’universo da lui creato. Tutto ciò si sposa con elementi tecnologici e più moderni, come la televisione e i telefonini, ma non dimenticando mai il passato più remoto.

I padroni della scena, infatti, restano i dinosauri. Lo stile dei dinosauri è impeccabile, affascinante e possente; ogni scaglia della loro pelle è vivida e inverosimilmente realistica, così come realistici sono gli scontri armati tra i vari personaggi. Nessuno risparmia nessuno.
Le tonde figure, quindi, si scontrano inevitabilmente con le spigolose scene e sequenze di sparatorie e di crudeltà gratuita, della quale qualsiasi storia western ne è pregna. Le tinte pastello cercano di alleviare il tutto, riuscendoci, anche se solo in parte.

Rimanendo in tema di colori: perché avere la pelle rossa quando la si può avere azzurra? Niente indiani, nessuna tribù. Semplicemente alieni che vanno ad ampliare e a rendere ancora più magico l’universo di Kids with Guns. Magia presente e largamente citata, seppur non approfondita, ma che si prospetta essere la grande protagonista del secondo volume della storia.

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