Con il termine Medioevo si intende il lunghissimo periodo che intercorre tra la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Su questi mille anni di storia si potrebbero scrivere (e sono stati scritti) decine di volumi. Ma quello che andremo a fare in questa sede sarà un viaggio un po’ particolare. Per quanto anche sul lato nerd dell’Era di Mezzo si potrebbero tenere veri e propri convegni, qui ci concentreremo, per motivi di tempo, solo sugli aspetti più popolari, aprendovi le porte a un LuNERDì dalle mille sfaccettature.
Le origini
Oggi l’ambientazione medioevale è istintivamente legata al genere fantasy. Se vogliamo essere precisi, le origini di questo amatissimo genere letterario andrebbero fatte risalire alla prima letteratura greca, ma la fortuna presso il grande pubblico va collocata tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Proprio verso la metà del secolo scorso si colloca infatti l’opera fantasy per eccellenza, uno dei simboli più famosi della cultura nerd. Stiamo parlando, è ovvio, della saga del Signore degli Anelli, nata dalla penna del geniale John Ronald Reuel Tolkien.
L’autore si era occupato per anni di filologia germanica e aveva dunque una certa familiarità con la cultura medievale europea. Non a caso, le vicende della Terra di Mezzo si svolgono in un’epoca medievaleggiante. Non esistono armi da fuoco e i guerrieri vanno in battaglia armati di spade e scudi. Molte delle nazioni presenti hanno un governo monarchico o rimandano nel nome alle strutture feudali tipiche della nostra Era di Mezzo (basti pensare alla celeberrima Contea, per fare un esempio).
L’ambientazione, che pure presenta una magistrale coerenza interna, non risulta tuttavia perfettamente realistica ai nostri occhi. Se personaggi come Boromir o Denethor (o perfino Aragorn, con una piccola sospensione dell’incredulità sulla sua vera età) ci paiono assolutamente plausibili, altrettanto non si può dire delle altre razze presenti nel mondo di Arda. Elfi e Nani, per quanto fantastici, rimandano tuttavia anch’essi al mondo medievale. Si tratta infatti di creature tipiche della mitologia nordica, della quale Tolkien era un grande conoscitore, che vengono però sottoposte a più o meno ampi rimaneggiamenti. Del tutto originali sono invece gli Hobbit, la razza a cui appartengono i protagonisti delle due più famose opere dello scrittore sudafricano, Bilbo Baggins e suo nipote Frodo.
La grande fortuna dell’opera di Tolkien è testimoniata non solo dall’enorme successo del Signore degli Anelli, pubblicato per la prima volta nel 1955 e tradotto in trentotto lingue, ma anche dai numerosi adattamenti che ne sono stati tratti. Oltre alla celebre trilogia di Peter Jackson uscita tra il 2001 e il 2003 in America (2002-2004 in Italia), ricordiamo la versione animata prodotta tra il 1978 e il 1980 dagli studios Rankin-Bass e attualmente disponibile sulla piattaforma streaming Rai-Play. Dall’unico volume di Lo Hobbit è stata tratta, per opera dello stesso Peter Jackson, una nuova trilogia, distribuita al cinema tra il 2012 e i 2014, ma sottoposta a numerosi rimaneggiamenti che non sempre hanno trovato il plauso dei fan di vecchia data. Infine, nel 2017 Amazon ha annunciato gli inizi dei lavori per una serie televisiva la cui messa in onda è prevista per il 2020.
Se vogliamo trattare, anche solo brevemente, delle origini del fantasy medievaleggiante, c’è un’altra opera che non possiamo ignorare e che ha avuto una grande influenza sul più celebre Signore degli Anelli. Si tratta dei sette libri delle Cronache di Narnia. L’autore, Clive Staples Lewis, iniziò a pubblicare i suoi scritti nel 1950, dunque cinque anni prima di quelli dell’amico e contemporaneo Tolkien.
Se le Cronache di Narnia sono oggi meno celebri della trilogia tolkieniana il motivo è, probabilmente, che sono spesso erroneamente considerate dal grande pubblico un’opera più adatta ai ragazzi. Andando oltre allo stile obiettivamente più semplice, infatti, i libri possono fornire più livelli di lettura, che non sempre possono essere colti in un primo approccio, specialmente se questo avviene in età precoce.
Caratteristica delle Cronache di Narnia è (per quasi tutti i sette volumi) una doppia ambientazione. Spesso la storia parte nel mondo reale per poi spostarsi, con vari espedienti, nel mondo parallelo di Narnia. Qui il tempo scorre in modo diverso rispetto alla realtà, ma le avventure dei numerosi protagonisti (che cambiano in ogni volume) sono sempre ambientate in un’epoca grossomodo assimilabile al nostro medioevo. Anche qui siamo in un’ambientazione high fantasy in cui gli esseri umani (pochi, e sempre originari del nostro mondo) convivono con animali parlanti e creature mitologiche come fauni, minotauri e centauri. A testimoniare l’ambientazione medievale sono, ancora una volta, gli equipaggiamenti da battaglia che ricordano, seppur con qualche licenza poetica, le armature medievali europee.
Anche le Cronache di Narnia hanno ricevuto più adattamenti televisivi e cinematografici. Estremamente famosi sono i film tratti, tra il 2005 e il 2010, da Il Leone, la Strega e l’Armadio, Il principe Caspian e Il viaggio del veliero, ma forse non tutti sanno che, già tra il 1988 e il 1990 la BBC realizzò una serie televisiva di notevole successo. Le riprese hanno portato sul piccolo schermo i tre episodi poi sbarcati al cinema e La sedia d’argento. Di un addattamento cinematografico di quest’ultimo libro ad opera di Joe Johnston, regista di Captain America – Il primo Vendicatore, si è parlato nell’aprile 2017.
Il mondo contemporaneo
Facciamo ora un lungo salto fino alla contemporaneità. Il fascino che ha colpito milioni di appassionati negli anni Cinquanta non si è infatti esaurito e anche ai giorni nostri le opere di ambientazione medievale, più o meno fantasiosa, sono molto amate.
Parlando di ambientazione medievale e restando in ambito letterario non si può non citare la fortunatissima saga delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. I libri di George Raymond Richard Martin hanno finora stregato miilioni di lettori, tanto da meritarsi una delle trasposizioni televisive di maggior successo degli ultimi anni. La serie del Trono di Spade, prodotta dalla HBO, sembra aver ridato vigore al genere low fantasy medievale. L’ispirazione ai “secoli bui” europei (che bui non furono affatto), in questo caso, non si limita alla sola ambientazione.
Anche qui troviamo una monarchia di stampo feudale con tanto di cavalieri in armature più o meno scintillanti. I Sette Regni sono, come si intuisce dal nome, il risultato di un’aggregazione di quelli che erano sette regni distinti che, appena vedono l’occasione proprizia, cercano di riguadagnare la tanto a lungo sospirata indipendenza. In questa caratteristica è forse esagerato intravedere un richiamo al processo di formazione degli Stati nazionali europei avvenuto durante il Medioevo, ma c’è un altro richiamo storico indiscutibile. Molti studiosi di storia medievale hanno infatti messo in luce come la trama della saga ricordi da vicino gli avvenimenti della Guerra delle Due Rose.
Si tratta di un conflitto che sconvolse l’Inghilterra della seconda metà del quindicesimo secolo. Tra il 1455 e il 1485 le potenti famiglie di York e Lancaster si contesero il trono inglese, per poi accordarsi con il matrimonio tra Enrico VII Tudor, legato alla casata di Lancaster, ed Elisabetta di York. Ogni assonanza con le famiglie Stark e Lannister è puramente voluta e sottolineata anche da una non casuale corrispondenza cromatica. Il metalupo grigio degli Stark su campo bianco richiama infatti la rosa bianca degli York, mentre il leone dorato in campo rosso dei Lannister rimanda alla rosa rossa dei Lancaster.
Per quanto precisi possano essere certi rimandi storici, si tratta tuttavia di una serie fantasy in cui l’ambientazione medievale convive con la presenza di magia e creature mitologiche, ma sempre legate alla cultura medioevale europea. La figura della Donna Rossa, Melisandre, ricorda infatti le famose streghe, mentre i draghi sono animali ricorrenti nei racconti medievali. Lo scontro tra un drago e un cavaliere armato di lancia, tipico dell’immaginario medievale, non può non ricordare una delle scene più iconiche della settima stagione.
Il fantasy, abbiamo visto, ha sempre un grande successo di pubblico, ma il mondo nerd può essere conquistato anche da racconti di più stretta ispirazione storica. È il caso della recentissima serie Vikings, che ha debuttato (non a caso) sul canale History nel 2013. Nonostante si ponga come serie storica, ha conquistato il grande pubblico, giungendo recentemente alla quinta stagione.
Ci troviamo nel IX secolo, tra la penisola scandinava, l’Inghilterra, la Francia e il Mediterraneo. Protagonista delle vicende narrate è il vichingo Ragnarr Loðbrók, personaggio semileggendario che avrebbe regnato su Svezia e Danimarca proprio nell’epoca in cui è ambientata la serie. La figura di Ragnarr ci è effettivamente nota da fonti medievali, alcune in lingua norrena (Saga di Ragnarr Loðbrók e Racconto dei figli di Ragnarr), altre in latino (Gesta Danorum, di Saxo Grammaticus). Si tratta di una figura a metà tra storia e mito che convive, nella serie, con personaggi storicamente esistiti (il conte Rollone di Normandia, re Egberto del Wessex o Alfredo il Grande) o appartenenti in toto al mito (nella serie appare più volte, sotto vari aspetti, Odino).
Le vicende prendono spunto da fatti storici realmente accaduti, ma li romanzano e li comprimono nel tempo per esigenze di copione. Ad esempio, la storia è ambientata agli inzi deell’800 ma Carlo Magno, che proprio quell’anno venne incoronato imperatore, risulta morto da tempo. Il suo impero è già diviso e sul regno dei Franchi governa suo nipote Carlo il Calvo. Per gli studiosi e appassionati di storia medievale è semplice riconoscere le numerosissime citazioni e rimandi della serie, ma se cercate un’accuratezza storica rigorosa, questa serie non fa per voi.
Oltre lo schermo
Finora abbiamo parlato solo di libri, film o serie televisive, ma il Medioevo ha invaso ben altri campi della cultura nerd, a partire dai videogiochi.
La fortunatissima serie videoludica di Final Fantasy ha esordito nel lontano 1987 con un capitolo per NES (poi riadattato per Game Boy Advance, PlayStation, PlayStation Portable, iOS e Android) ambientato proprio in epoca medievale. I quattro Guerrieri della Luce si muovono in un universo in cui guerrieri, cavalieri e ladri convivono con maghi e stregoni, ma anche con ninja e creature fantastiche di ogni specie. L’ambientazione della saga cambia nei capitoli successivi, ma i suoi esordi sono indiscutibilmente nel solco del fantasy tradizionale.
Per restare in ambito videoludico, è impossibile ignorare le opere diretta da Hidetaka Miyazaki per FromSoftware. La serie dei Souls, a partire da Demon’s Souls, pubblicato in Giappone nel 2009 e in Italia nel 2010, fino ad arrivare ai forse più noti Dark Souls, ha raggiunto un successo tale da dare vita a un vero e proprio genere, il tanto discusso e abusato Soulslike. L’ambientazione cambia in ogni capitolo, ma l’atmosfera medievale resta. Il giocatore può muoversi tra borghi e castelli equipaggiando una vastissima serie di armi e armature di ispirazione chiaramente medievale. Anche qui, tuttavia, l’elemento fantastico è onnipresente, a cominciare dal protagonista, che si trova nella condizione di non-morto.
Arrivati fino a questo punto, se siete dei veri appassionati di medioevo, avrete notato il grande assente, uno dei simboli più iconici della cultura nerd. Si tratta, ovviamente, del gioco di ruolo più famoso di tutti i tempi, Dungeons and Dragons. Noto ai fan anche come D&D, ha fatto la sua comparsa nel 1974 e da allora ha continuato ad allietare le serate di migliaia di giocatori in tutto il mondo, giungendo nel 2012 a una tanto discussa quinta edizione.
Il funzionamento del gioco, almeno nelle linee generali, è noto: i giocatori si siedono attorno al tavolo (ma le meraviglie della tecnologia hanno reso possibili anche sessioni via computer, con moltissimi siti dedicati, dei quali il più famoso è probabilmente Roll20) e, sotto le indicazioni di un master, guidano i loro personaggi all’interno di fantastiche avventure. Il gioco nasce con un’ambientazione facilmente riconducibile al medioevo fantasy, con forti influenze dell’opera di Tolkien: oltre a umani, elfi, nani e mezz’orchi sono presenti infatti anche gli halfling. Con questo termine è stata indicata, per motivi di copyright, la razza che in origine doveva chiamarsi hobbit.
Ancora una volta, il realismo non è assoluto, e accanto a guerrieri e cavalieri si possono incontrare (e giocare!) maghi, stregoni, chierici e creature di tutti i tipi e di tutte le razze. Il bello del gioco sta nell’atmosfera profondamente immersiva che si viene a creare e nel forte legame che si instaura tra giocatore e personaggio. A differenza dei videogiochi, qui la personalizzaione dei personaggi non ha limiti, se non la fatasia di chi li inventa.
Il successo di D&D e del suo sistema di gioco ha portato alla creazione di numerosi altri giochi di ruolo (per gli appassionati, semplicemente gdr). Il più classico e simile all’originale è forse Pathfinder, di cui è stata recentemente annunciata una seconda edizione, ma esistono ormai giochi di ruolo per tutti i gusti e tutte le ambientazioni. Una menzione speciale va all’italianissimo Sine Requie, ambientato in un mondo alternativo in cui, il giorno dello sbarco in Normandia, si è verificata un’apocalisse zombie. Dall’originale D&D ha tratto ispirazione anche una serie animata intitolata Dungeons & Dragons trasmessa dal 1983 al 1985.
Per finire
Questo articolo si è rivelato, nonostante le buone intenzioni di chi scrive, fin troppo lungo, per cui per ora è meglio chiudere qui la nostra (non tanto) breve rassegna delle principali opere nerd con ambientazione medioevale. Abbiamo cercato di mettere in evidenza qualli che potevano essere gli spunti più popolari legati alla cultura nerd, ma siamo consapevoli che moltissime altre opere sono rimaste tagliate fuori da questo riassunto. Le poche menzioni che abbiamo fatto, tuttavia, bastano a dimostrare come il Medioevo continui, a secoli di distanza, a esercitare un fascino indiscusso su tutti i versanti del mondo nerd.