Recensione – Harry Potter e il Principe Mezzosangue (2009)

Harry Potter e il Principe Mezzosangue è un film del 2009 diretto da David Yates, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di J.K. Rowling.

L’intreccio

Horace Lumacorno è un ex docente di Hogwarts a cui piace vantarsi dei suoi illustri studenti. Grazie alla presenza di Harry, Silente riesce a convincere Lumacorno a tornare ad Hogwarts e affida ad Harry il compito di entrare nella “collezione” dell’insegnante. Intanto, i Mangiamorte provocano danni nel mondo babbano.
Harry Potter raggiunge Diagon Alley e, insieme ai suoi compagni, incontra Draco Malfoy. Il protagonista sospetta che Malfoy stia architettando qualcosa di oscuro, ma Hermione e Ron credono che i sospetti di Harry siano causati puramente dall’antipatia che il protagonista prova nei confronti di Draco.
Ad Hogwarts, la cattedra di Pozioni viene affidata al professor Lumacorno. Durante la sua prima lezione, Harry trova un manuale appartenuto al Principe Mezzosangue, di cui il protagonista ignora l’identità. Il ragazzo inizia a leggere il manuale del Principe Mezzosangue con assiduità e scopre il Sectumsempra, un incantesimo di magia oscura con il quale ferisce Draco Malfoy. In seguito a questo avvenimento, Harry decide di sbarazzarsi del libro con l’aiuto di Ginny Weasley e, insieme, lo nascondono nella Stanza delle Necessità.
Intanto, Silente mostra ad Harry alcuni ricordi su Tom Riddle e afferma che uno di essi è stato manipolato da Lumacorno. Il protagonista, grazie alla Felix Felicis, riesce a persuadere l’insegnante e a scoprire il suo segreto: Tom Riddle ha diviso la sua anima in diverse parti e le ha riposte in svariati oggetti, gli Horcrux.
Harry e Silente raggiungono la caverna nella quale è riposto il medaglione di Serpeverde, uno degli Horcrux. I due riescono a ottenere il medaglione, nonostante i potenti incantesimi che lo proteggono.
Tornati al castello, Harry si nasconde e Draco Malfoy irrompe nella torre di Astronomia. Mentre tiene la bacchetta puntata contro Silente, il ragazzo spiega che ha il compito di ucciderlo e che, utilizzando l’Armadio Svanitore, ha creato un passaggio per i Mangiamorte.
Malfoy esita nell’uccidere Silente e per questo lo fa Piton che, attraverso un Patto Infrangibile con Narcissa Malfoy, aveva giurato di proteggere il ragazzo.
Harry insegue i Mangiamorte e inizia a scagliare incantesimi contro Piton. L’insegnante riesce a evitare i colpi del ragazzo e rivela di essere il Principe Mezzosangue.
Mentre racconta a Hermione e Ron degli Horcrux, Harry scopre che il medaglione è un falso. I tre amici decidono di andare alla ricerca dei restanti Horcrux per contrastare il ritorno di Voldemort.

Tra bene e male

Come sarebbe il mondo se fosse diviso in due grandi fazioni? La risposta a questa difficile domanda si nasconde nei primi capitoli della saga di Harry Potter, in cui sembra che tutti i personaggi siano completamente buoni o cattivi, parti di due masse indefinite, su uno sfondo piatto in cui il grigio non esiste. In “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”, i personaggi “cattivi-a-ogni-costo” iniziano a mostrare alcune sfumature di debolezza, che si scorgono tra una scena e l’altra.

In “Harry Potter e il Calice di Fuoco” avevamo sentito Silente affermare:

“Momenti bui e difficili ci attendono. Presto dovremo affrontare la scelta fra ciò che è giusto e ciò che è facile”.

Non è passato molto tempo prima che quei momenti bui arrivassero, creando scompiglio nella vita di Harry e in quella dei suoi amici.
Come detto in precedenza, i dubbi in “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” riguardano la totalità dei personaggi. Draco Malfoy, per esempio, sembra orgoglioso di essere un Mangiamorte, ma al contempo non riesce a usare l’anatema che uccide contro Silente. Oltre alla codardia, Malfoy dimostra di non essere convinto delle proprie intenzioni e si configura, a sorpresa, come uno dei personaggi più umani in “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”.

La centralità del tema amoroso

L’errore principale di David Yates in “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” è sicuramente l’aver incentrato quasi completamente la narrazione sul tema dell’amore. Esso è senza dubbio una parte fondamentale nell’età del protagonista, ma ciò non giustifica la subordinazione della lotta contro il male.
Il tema della crescita era presente anche nei film precedenti, ma in minore quantità. Esso era solo uno sfondo sul quale i vari personaggi vivevano gli avvenimenti centrali. L’amore non prendeva mai il sopravvento sul corso della storia e non vi era mai il rischio che essa fosse scoraggiata.
“Harry Potter e il Principe Mezzosangue” è senza dubbio un film valido, anche se purtroppo sembra a tratti una commedia romantica. Il continuo avvicendarsi degli eventi amorosi a quelli fondamentali per la risoluzione finale, dà l’impressione di una serie di scene scollegate tra loro. Infatti, mentre le scene in cui sono presenti i Mangiamorte non contengono sentimentalismi, quelle in cui essi sono assenti ne contengono fin troppi e possiamo dedurre le priorità di ognuno.

Una firma differente per ogni film

Saggia la scelta di mantenere lo stesso regista per gli ultimi quattro film, in quanto le altre pellicole erano eccessivamente diverse l’una dall’altra, fatta eccezione per i primi due episodi, entrambi diretti da Chris Columbus.
In “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” si alternano scene prettamente dark a scene dai toni caldi ai quali non eravamo più abituati. Tuttavia, il connubio è decisamente funzionale alla trama e si dimostra efficace.
È interessante vedere i parallelismi tra Harry Potter e Tom Riddle, due studenti più o meno coetanei, accomunati sotto molti punti di vista, ma dall’indole opposta: mentre Voldemort desidera la grandezza e intende ottenerla anche attraverso i mezzi più meschini, Harry la rifiuta, nonostante la possegga e la utilizza per contribuire alla vittoria del bene.
Grazie al Pensatoio, lo spettatore ha la possibilità di assistere al primo incontro tra Silente e Voldemort e inizia a chiedersi quale sia stata la causa del cambiamento di quest’ultimo o se vi sia mai stato un cambiamento.
Sarebbe stato interessante vedere i ricordi del Pensatoio dalla prospettiva di chi li ha vissuti, anche se probabilmente sarebbe stata messa in discussione la fotografia.

A ognuno il suo ruolo

Il cast di “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” non subisce grandi variazioni, fatta eccezione per Helen McCrory, Jessie Cave e Jim Broadbent, oltre ad altri personaggi secondari.
Helen McCrory, nei panni di Narcissa Malfoy, trasmette tutta la preoccupazione propria di una madre che sa il proprio figlio in pericolo e si dimostra umana nei putroppo pochi minuti in cui è presente sullo schermo.
Jessie Cave interpreta Lavanda Brown o, per meglio dire, interpreta lo stereotipo della ragazza “civettuola”, appiccicosa nei confronti della propria cotta, tanto da essere insopportabile. Jessie Cave riesce benissimo a interpretare lo stereotipo, meno a interpretare il personaggio.
Jim Broadbent è il professor Lumacorno, vanitoso e amichevole, ma anche profondamente debole. La sua colpa è quella di aver contribuito a fare di Tom Riddle il mago più potente e pericoloso della storia. Broadbent impersona benissimo il suo personaggio, suscitando una profonda simpatia da parte dello spettatore.
Bonnie Wright inizia ad avere più spazio e la sua interpretazione di Ginny Weasley è molto più matura, notevolmente perfezionata rispetto ai primi film.
Evanna Lynch si conferma la perfetta Luna Lovegood, ogni anno più stravagante. Anche Michael Gambon si conferma un ottimo acquisto per il cast: durante la scena della caverna, riesce quasi a far provare la propria sofferenza allo spettatore.
Un punto a favore va a Rupert Grint, molto simpatico sotto l’effetto del filtro d’amore e molto convincente nella scena dell’avvelenamento.

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