Back to School: Storia – Marathon di Lucio Perrimezzi e Massimiliano Veltri

Dopo avervi dato dei suggerimenti su come iniziare al meglio il nuovo anno scolastico, entriamo in classe e affrontiamo la prima ora: storia. Vi proponiamo Marathon, l’adattamento in chiave fumettistica di Lucio Perrimezzi e Massimiliano Veltri dell’omonimo romanzo storico di Andrea Frediani.

Trama

Il primo assalto dell’impero persiano alla Grecia avviene sotto gli occhi del poeta Eschilo, schierato tra i combattenti, e si intreccia con il destino di tre amici, Eucle, Tersippo e Filippide. Tutti i soldati greci sono determinati a lottare fino all’ultimo sangue per difendere la libertà dall’invasore nemico, ma per i tre amici, che ambiscono alla stessa donna, la posta in gioco è ancora più alta, e finisce per trasformarsi in una sfida all’ultimo respiro, in nome della rivalità e dell’ambizione. Marathon è il racconto di una battaglia entrata nella storia, e di una corsa disperata per la vittoria e per la vita.

La caduta degli eroi

Non è difficile comprendere che quello che la Newton Comics ha deciso di inaugurare con il suo primo esperimento è un genere letterario diverso dal solito. Difatti, sin dalla prima tavola, è ben chiaro che un lettore qualunque non potrebbe apprezzare fino in fondo ogni sfumatura della storia. Abbiamo deciso, quindi, di entrare nel dettaglio nella vicenda, così da sciogliere i nodi più ostici e consentire a chiunque una lettura più cosciente dell’opera.
Ci troviamo a Capo Artemisia, in Eubea, nell’agosto del 480 a.C. Eschilo, poeta e soldato, ha preso parte alla prima guerra persiana, e ha bisogno di mettere per iscritto ciò che ha visto, componendo una delle tragedie greche ad oggi più famose ed innovative: I Persiani. Chi ha studiato l’opera sa per certo che una delle sue caratteristiche è quella di voler parlare della battaglia dal punto di vista dei vinti, con l’intento di donargli pari dignità rispetto ai Greci. È proprio per questo motivo che egli non può moralmente rifiutare la richiesta di Ismene (seppur nipote dell’ex tiranno di Atene e traditore Ippia), di raccontargli la sua storia. Quella della donna, però, risulta essere una rivelazione fin troppo scioccante.
Difatti, Ismene non sta narrando solo la storia di tre opliti che, pur di prendere in sposa la donna contesa, decidono di sfidarsi in una corsa, bensì la caduta morale di tre cittadini greci i quali, piuttosto che mettere al primo posto la libertà della loro casa, decidono di far prevalere i propri interessi personali.

La vicenda, nel suo complesso, viene composta da una serie di flashback, i quali ripercorrono le origini dell’amicizia tra i tre protagonisti sin dall’inizio dell’eufebato (ovvero il programma di addestramento militare ateniese), dando particolare attenzione a due suoi momenti fondamentali: i Giochi Panatenaici e la battaglia di Maratona.
Come ci racconta Eucle, la voce narrante dell’opera, i soldati, in addestramento, dovevano mostrare il proprio valore durante le Panatenee, vere e proprie gare sportive distinte in varie specialità organizzate per i festeggiamenti in onore di Atena. È proprio in questa occasione che Filippide e Tersippo decidono di attuare un gioco non proprio onorevole con Ismene. Per loro, infatti, la donna non rappresenta altro che un premio, ed è per questo motivo che Eucle deve per forza accettare di entrare a far parte della gara e vincere la mano dell’amata.
Le regole della sfida sono semplici: chi sarà scelto come miglior combattente dell’esercito otterrà in moglie Ismene. Per i Greci, infatti, combattere rappresentava un vero e proprio onore, e chi si distingueva particolarmente per il suo amore verso la patria doveva essere ringraziato dai cittadini stessi, i quali gli tributavano fama e rispetto, così come viene raccontato sin dai poemi omerici. In questo caso, tuttavia, non stiamo parlando di eroi divini, bensì di umili opliti. Se, infatti, per gli eroi epici le virtù citate erano conseguenza di un cospicuo bottino di guerra, di armi e di schiavi, i tre protagonisti possono solo puntare a ricevere un riconoscimento che per loro ormai risulta essere fin troppo astratto; perciò, per una volta, vogliono avere anche loro una ricompensa materiale.

La battaglia di Maratona e la tattica vincente

I Persiani, dopo aver attuato la prima spedizione punitiva contro Eretria per aver aiutato le popolazioni ioniche a ribellarsi al dominio straniero, inviarono il generale Dati ad Atene per trattare la resa della seconda città implicata. Il consiglio degli strateghi, allora, fu chiamato a decidere, ma si trovò diviso in due fazioni, e solo la parola dell’arconte polemarco Callimaco (ovvero il “capo della guerra”) avrebbe potuto risolvere la situazione. Alla fine questi decise di dar fiducia allo stratega Miliziade, puntando tutto su una battaglia campale a Maratona. Tuttavia, egli era ben consapevole della inferiorità numerica dell’esercito greco rispetto al nemico, perciò ritenne opportuno applicare una nuova strategia militare, che causò un acceso dibattito all’interno dell’accampamento.

Gli Ateniesi, infatti, sin dalla battaglia di Troia, erano abituati a combattere mandando avanti le prime file dell’esercito, ma, tenendo conto della presenza dei numerosi e abili arcieri persiani, ciò avrebbe portato ad uno sterminio di massa. A questo punto, allora, il polemarco aveva capito che bisognava rifarsi alla strategia militare greca per eccellenza, ovvero alla falange oplitica spartana (seppur attuando alcune modifiche strategiche).
Gli Spartani infatti, nonostante fossero stati chiamati in aiuto, pur di non lasciare il proprio territorio (da sempre instabile) esposto, avevano preferito non partecipare alla battaglia. A questo punto, allora, non restava che provare ad emulare i temibili guerrieri peloponnesiaci. Questi, infatti, addestrati sin da bambini a combattere senza armatura e nelle condizioni più disparate, in guerra si disponevano in file ben serrate e si servivano di grandi scudi circolari posti alla propria sinistra (così da difendere il compagno al proprio fianco), pronti a puntare allo scontro corpo a corpo, per il quale erano considerati dei veri maestri.
È ben comprensibile, allora, che gli opliti ateniesi, non abituati ad un combattimento del genere, in un primo momento non volessero togliersi le armature. Nonostante ciò, Callimaco riuscì a convincerli, e, facendo sì che le ali laterali accerchiassero l’esercito persiano, riuscirono a farlo fuggire.

La corsa

La sconfitta sul campo, tuttavia, non era riuscita a placare l’insurrezione persiana che sfociò in un tentativo di attacco diretto ad Atene. Era essenziale, allora, che qualcuno corresse fin lì nel minor tempo possibile per informare gli arconti. È questo, quindi, il momento perfetto per dimostrare il proprio valore, anche se la competitività tra i tre protagonisti, come racconta Ismene tra le lacrime, finisce per divenire il loro peggior nemico. Cosa è disposta a fare una persona per i propri interessi, e quanto conta l’amicizia di fronte agli obiettivi personali? Questi sono gli interrogativi che emergono nell’ultima parte del racconto, facendo sì che un semplice romanzo storico possa attualizzarsi, ponendo l’attenzione su quei valori morali che ormai sembrano venir sempre meno nella società odierna.

 

La Newton Compton ha deciso di presentare il fumetto in un formato cartonato con le tavole in bianco e nero, rimarcando così la volontà di ritornare all’estetica tipica del fumetto italiano. Questa scelta, tuttavia, può essere comprensibile se si tiene conto anche del fatto che la maggior parte delle illustrazioni rappresentano scene d’azione molto dettagliate, le quali forse a colori, sarebbero potute essere fin troppo caotiche. Nei disegni di Massimiliano Veltri, infatti, si può notare uno studio non indifferente dell’architettura ateniese, il quale emerge in modo considerevole nella prima parte del racconto, dove in ogni tavola compaiono colonne, fontane e statue classiche. Nella seconda parte, invece, l’eleganza di Atene lascia spazio alle crude immagini di guerra, dando sì adito a sbavature, ma non dimenticando mai i particolari tipici delle ambientazioni belliche, come, ad esempio, le caratteristiche decorazioni degli scudi. È necessario, infine, sottolineare la presenza di una marcata attenzione verso la fisicità dei protagonisti, curata al massimo nel corso di tutto il fumetto. A proposito di ciò, vi ricordiamo che sono presenti, alla fine della storia, delle tavole dedicate allo studio dei personaggi.

L’unica pecca, rimane l’assenza di spiegazioni riguardo i termini e le vicende politiche e culturali troppo specifiche per essere conosciute da un vasto pubblico. Ciò non toglie, comunque, che Marathon rappresenti un modo assolutamente originale di rivivere una parte essenziale della storia occidentale.

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