La tecnologia, è innegabile, ha notevolmente facilitato la nostra vita. I moderni mezzi di trasporto ci permettono di viaggiare in poche ore da una parte all’altra del mondo e grazie a Internet possiamo accedere a ogni informazione in qualunque momento. Ma, ammettiamolo, questo mondo di plastica e metallo non avrà mai lo stesso fascino di un universo dove tutto è possibile, non tramite l’aiuto di macchine più o meno complesse, ma grazie a un potere situato proprio all’interno dell’uomo, la magia. Per questo LuNERDì cercheremo dunque di capire perchè la magia continua a colpirci in maniera così forte.
Le origini
A ben vedere, sebbene la magia venga automaticamente associata al genere fantasy, le sue origini risalgono a un’era molto più lontana. Come spesso accade, anche in questo caso bisogna tornare fino all’epoca dell’antica Grecia e dei poemi omerici. La prima figura che incontriamo è quella di Circe, la maga che con le sue arti è in grado di trasformare gli uomini in animali. I compagni di Odisseo/Ulisse cadono vittima dei suoi filtri, diventando dei maiali. L’eroe riesce invece a sfuggire al triste destino grazie a una speciale erba opportunamente donatagli da Hermes. In seguito, l’eroe resta per diversi mesi in compagnia di Circe dalla quale, secondo certe versioni del mito, avrà un figlio, di nome Telegono. Il giovane, secondo uno schema tipico della mitologia greca, partito alla ricerca del padre, lo ucciderà senza riconoscerlo.
Un’altra importantissima figura di maga consegnataci dalle civiltà classiche è Medea, figlia del re della Colchide e innamorata di Giasone. Per amore tradisce suo padre e la sua patria, arrivando a sacrificare il fratello per permettere al suo amato di tornare in Grecia con il vello d’oro. Una volta tornato in patria, tuttavia, Giasone decide di lasciare Medea per sposare la figlia del re di Corinto. La vendetta della maga, tramandataci dalla splendida tragedia di Euripide, è terribile. Con un inganno, uccide la nuova moglie di Giasone e suo padre. Ma non è ancora abbastanza. L’eroe deve essere privato di ogni possibile discendenza. Per questo, con un conflitto interiore che verrà ripreso nella tragedia di Seneca, Medea uccide i figli che aveva avuto con Giasone, macchiandosi dunque di infanticidio.
La figura della maga resta anche nella letteratura latina. Piuttosto celebre è la tessala Erichto, protagonista di un celebre episodio della Pharsalia di Lucano. Su richiesta del figlio di Pompeo, la maga ricorre alla necromanzia per richiamare temporaneamente in vita un soldato appena morto e interrogarlo sul futuro. Il rito è terribile. L’uomo, spinto di nuovo a forza all’interno del suo cadavere, è straziato dal dolore e non chiede che di poter tornare nel regno dei morti, a cui ormai appartiene.
La Tessagllia è, per tutta l’epoca classica, patria della magia e della stregoneria. Non è un caso che il romanzo di Apuleio, Le Meamorfosi, inizi proprio a Ipata, capoluogo della regione. Qui il giovane Lucio, protagonista dell’opera, è ospitato a casa del ricco Milone e di sua moglie Pànfile. Quest’ultima è una maga potente e temuta, che usa diversi filtri per mutare il suo aspetto in quello di vari animali. Incuriosito e affascinato, Lucio decide di provare in prima persona una delle pozioni di Pànfile ma, invece che diventare un gufo, come avrebbe desiderato, finisce per trasformarsi in asino. Da qui inizierà una serie di (dis)avventure che si concluderanno con la ritrasformazione in essere umano.
Queste figure hanno due tratti in comune, oltre all’uso della magia. Si tratta sempre di donne e di figure fortemente negative. La constatazione non deve stupire. Nella letteratura antica le donne non godono quasi mai di buona fama e sono spesso associate all’irrazionalità e all’incapacità di controllare le proprie emozioni. Quando queste caratterisiche si legano alla magia, il risultato non può che essere disastroso. Eppure, gli antichi erano incuriositi dalle pratiche magiche. Lo testimoniano le figure di Sesto Pompeo nel poema di Lucano e di Lucio nel romanzo di Apuleio: la possibilità di oltrepassare i limiti imposti dalla natura, se unita al controllo razionale di un uomo, risulta particolarmente allettante.
La tradizione della figura del mago continua in epoca medievale. Ricordarne tutti gli esempi sarebbe impossibile. Ci concentreremo dunque sul più famoso, Mago Merlino. Siamo di fronte a uno dei personaggi più importanti del ciclo arturiano, braccio destro prima di Uther e poi di Artù Pendrgon. Figlio di uno spirito e di una principessa, Merlino è dotato di numerosi poteri magici, tra cui spicca la chiaroveggenza. È uno stretto collaboratore del re britannico, che spesso aiuta nel conflitto con un’altra creatura in grado di utilizzare la magia, la fata Morgana. Nei poemi medievali, il lato oscuro e femminile della magia viene contrastato da un lato utile e volto al bene, rappresentato da Merlino. La fortuna di questo personaggio è tale che è ormai entrato a far parte dell’immaginario comune, anche grazie al film della Disney del 1963, La spada nella roccia.
La magia nel fantasy moderno
Al giorno d’oggi è impossibile menzionare magia e fantasy senza fare anche solo un breve accenno a una delle opere che più sta influenzando le nuove (e vecchie) generazioni. Si tratta, è quasi superfluo specificarlo, dell’amatissima saga di Harry Potter, nato dalla penna e dalla fantasia della scrittrice britannica J.K. Rowling.
Le avventure del giovane mago hanno colpito e affascinato le menti di milioni di lettori in tutto il mondo e di tutte le età, diventando ormai parte della cultura comune. Anche chi non ha mai letto un libro o visto un film della saga conosce, almeno per sentito dire, le vicende generali della storia: Harry, cresciuto per anni in una famiglia orgogliosa di definirsi perfetettamente normale (e grazie tante) scopre, il giorno del suo undicesimo compleanno, di avere dei poteri magici. Il ragazzo inizia dunque a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, un luogo dove i giovani maghi e streghe imparano a coltivare e gestire le proprie capacità. Qui, Harry conoscerà i suoi migliori amici, Ron Weasley ed Hermione Granger, e, insieme a loro, vivrà una serie di avventure che lo porteranno a scontrarsi contro il più potente mago oscuro di tutti i tempi: Lord Voldemort.
Ma per quale motivo la storia di Harry ha riscosso così tanto successo tra i giovani adolescenti (e non solo)? Il protagonista della saga è, all’inizio, un bambino come tutti gli altri, senza alcuna particolare qualità. Al contrario, vive nel sottoscala degli gli zii che, più che come un figlio adottivo, lo vedono come un servo o come un inutile peso. A scuola non ha amici ed è costretto a subire le angherie del cugino Dudley senza possibilità di difendersi. La sua non è certo una vita invidiabile. Tutto cambia quando Harry scopre di essere un mago. Nel nuovo ambiente, dove pure è (suo malgrado) fin troppo popolare, trova dei veri amici e, sebbene non abbia capacità magiche al di fuori del comune, riesce a integrarsi perfettamente.
La fortuna della saga deriva anche dal messaggio profondamente positivo che veicola. Tutti hanno dentro qualcosa di speciale, che aspetta solo il momento giusto per rivelarsi. Certo, se questa caratteristica speciale è la magia, il fascino della storia non può che guadagnarne. Con la bacchetta, maghi e streghe possono fare davvero qualunque cosa (o quasi: i fan più accaniti ricorderanno certamente le cinque principali eccezioni alla legge di Gamp sulla trasfigurazione degli elementi), dal far volare o trasfigurare oggetti al più semplice riparare un paio di occhiali o attirare a sè una scopa volante. La possibilità di compiere azioni impossibili all’uomo comune, forse soprattutto quelle più banali, è di certo un elemento che non può lasciare indifferenti.
Harry Potter è senza dubbio il fantasy che più ha reso centrale la magia al suo interno, ma non è l’unico. La magia è presente, seppur meno sfruttata, anche nei capostipiti del genere. Nell’universo di J.R.R. Tolkien, ad esempio, è una caratteristica peculiare degli elfi e degli stregoni. È stata proprio la magia elfica a creare i primi anelli che ispirarono la creazione dell’Unico Anello, portando agli eventi che vedono protagonisti Frodo e la Compagnia dell’Anello. Ma gli elfi stanno lentamente scomparendo e il loro potere si indebolisce progressivamente. Molto forte è invece la magia di Gandalf e degli stregoni, sebbene ormai il personaggio sia ricordato, nella Contea, solo per i suoi fuochi d’artificio.
Se passiamo invece all’opera di C.S. Lewis notiamo una visione leggermente diversa della magia. Nel secondo libro di Le Cronache di Narnia, Il Leone, la Strega e l’Armadio, la magia è la caratteristica fondamentale della Strega Bianca, l’antagonista principale. Grazie ai suoi poteri, la Strega ha portato un inverno perenne a Narnia e, con un oscuro rituale magico, è arrivata perfino a sacrificare Aslan. Oscuri rituali magici sono presenti anche in Il principe Caspian. Il protagonista, nel tentativo di vincere la guerra in cui è impeganto, ricorre a una strana cerimonia, che fortunatamente viene prontamente interrotta. Al ruolo negativo della magia si contrappone l’intervento divino di Aslan, che sempre riesce a ribaltare e salvare la situazione.
In queste pietre miliari del genere fantasy la magia ha un ruolo ben diverso rispetto a quello ricoperto in Harry Potter. Nella saga della Rowling siamo catapultati in un universo dove tutti (o quasi) sono dotati di poteri magici, che sfruttano per scopi buoni o malvagi. Nelle opere di Tolkien e Lewis, invece, essi sono caratteristica esclusiva di alcuni personaggi che si segnalano per il loro essere in grado di condizionare pesantemente il corso degli eventi. Abbiamo qui un’accezione più classica della magia, una capacità posseduta da pochi eletti che possono servirsene per far precipitare il mondo nella disperazione o per salvarlo. In questo senso la magia acquisisce lo stesso fascino dei superpoteri: diventa qualcosa di eccezionale che permette di distinguersi da chiunque altro.
Oltre i romanzi
Il fantasy, lo abbiamo già visto, non riguarda solo romanzi (ed eventualmente i film che ne vengono tratti). Umìn grande uso se ne fa, al giorno d’oggi, nei videogiochi. Qualunque opera videoludica di ispirazione fantasy, dal classico Final Fantasy ai più moderni Dark Souls ed Elder Scrolls, prevede la figura del mago, dello stregone e/o del piromante. Si tratta generalmente di personaggi con poca vita e forza fisica, pensati per combattere a distanza e tenere a bada orde di nemici con potentissimi incantesimi.
Come i romanzi, anche i migliori videogiochi hanno (o dovrebbero avere) una loro anima, un qualcosa che conferisca loro personalità e li differenzi da tutti gli altri. Per raggiungere questo scopo si può puntare sulla trama, e il modo di inserirvi la magia e i suoi utilizzatori può essere fondamentale in questo senso. Pensiamo, ad esempio, al caso della ormai famosa saga di Dragon Age, giunta con Inquisition al terzo capitolo. In questo universo i maghi sono figure relativamente comuni, in possesso di un legame privilegiato con l’Oblio. Questa speciale connessione permette loro di utilizzare incantesimi potentissimi, ma li espone allo stesso tempo al rischio di essere posseduti dai demoni che vivono oltre il Velo. Per questo motivo i maghi sono stati riuniti dalla Chiesa in appositi circoli sorvegliati dai templari. Il conflitto tra le due opposte fazioni, sempre presente, esploderà alla fine del secondo capitollo, con conseguenze disastrose che si ripercuoteranno sul seguito.
Il bello di questa saga è la possibilità di schierarsi con una o l’altra fazione, influenzando notevolmente il corso degli eventi. Il giocatore può dunque decidere di portare avanti la sua personale visione della magia, un grande potere da cui derivano altrettanto grandi responsabilità e che va, quindi, sfruttato o costantemente tenuto sotto stretta sorveglianza. Sia i lati positivi che quelli negativi sono ben rappresentati e consentono di comprendere, almeno fino a un certo punto, entrambe le posizioni, mettendo talvolta il giocatore di fronte a scelte complicate.
Questo genere di videogiochi, bisogna specificarlo, è nato da una versione molto più semplice (almeno, dal punto di vista tecnologico), ma altrettanto divertente: i giochi di ruolo cartacei. Non si può dunque ignorare il celebre Dungeons and Dragons, in cui la magia è molto presente e articolata. Esistono infatti due tipi di magia, arcana e divina. Il primo è riconducibile all’idea classica di magia, un potere che scaturisce direttamente dal suo utilizzatore, in maniera spontanea (nel caso degli stregoni) o dopo anni di duro studio (come accade per i maghi). Gli incantesimi divini, invece, sono poteri concessi dalle divinità ai loro fedeli, siano essi chierici o paladini, in virtù del forte legame instaurato. Ci limitiamo qui ad accennare solo alle classi base, perché le numerose espansioni e nuove edizioni hanno contribuito a variegare (e complicare) il quadro di riferimento.
Un’ultima menzione va fatta riguardo al versante orientale del mondo nerd. Attualmente, infatti, la magia comincia ad avere un ruolo rilevante anche in diversi anime, sebbene la sua incidenza non sia minimamente paragonabile a quella esercitata nel mondo occidentale. Solo per citare il caso più famoso, la fortunata e apparentemente interminabile serie di Fate è molto legata al concetto di magia. Una serie di maghi (generalmente sette) evoca un antico eroe del passato o della mitologia per utilizzarlo in una guerra che ha come premio il Santo Graal. I maghi hanno formato un’associazione con sede a Londra e stretto accordi con la Chiesa che fornisce un supervisore alla guerra. Gli eroi evocati, che prendono il nome di servant, si distinguono in sette categorie, una delle quali, Caster, ha un evidente richiamo alla figura classica del mago. Il suo potere si basa principalmente su attacchi magici e, tra le varie categorie, è quella che fa un uso più massiccio del mana.
Un piccolo consiglio finale
Se siete, come molti, affascinati dall magia e non disprezzate lo stile anime, di certo apprezzerete il nuovo lungometraggio dello Studio Ponoc, Mary e il Fiore della Strega, al cinema fino al 20 giugno. La storia segue le vicende di Mary, una vivace ragazzina dai capelli rossi che, per una serie di eventi fortuiti, si ritrova a frequentare la scuola di magia dell’Endors College. Si tratta di un connubio estremamente interessante, che unisce la poesia di Yonebayashi, che per anni ha lavorato allo Studio Ghibli, con la magia tutta occidentale di Mary Stewart, l’autrice del libro da cui il film è tratto.
Che sia dunque buona o cattiva, ordinaria o eccezionale, la magia ha da sempre affascinato l’uomo. Quello che più ci attrae è senza dubbio la possibilità di oltrepassare, senza l’aiuto di macchine, i nostri limiti, rendendo reale l’impossibile. Questo, chiaramente, comporta dei potenziali rischi, che alcuni autori tendono a ingigantire e rendere insormontabili, mentre altri si limitano ad assegnare a personalità fuori dal comune il compito di arginarli. Una cosa però è certa: la vita di noi nerd sarebbe impossibile senza un pizzico di magia!