Recensione Tomb Raider – Fra le grinfie del clichè

Tomb Raider è un film del 2018 diretto da Roar Uthaug, ispirato all’omonimo videogioco del 2013 creato da Crystal Dynamics, che va a riprendere un personaggio storico già conosciuto nel mondo cinematografico.

La trama

Lara Croft è una giovane donna dotata di un’infallibile intelligenza e un pungente sarcasmo. Lara rifiuta la morte di suo padre e, pur di non firmare i documenti per l’eredità, lavora come fattorina per un misero stipendio e si ritrova sommersa dai debiti.
Nel momento in cui sta per firmare i documenti per l’eredità, Lara riceve un particolare congegno lasciatole dal padre e grazie a esso scopre una stanza segreta in cui sono conservate numerose ricerche sulla tomba della regina Himiko, donna crudele che utilizzava la magia nera per uccidere con il solo tocco.
Lara parte alla ricerca di risposte riguardo alla scomparsa di suo padre, ma il viaggio è pieno di imprevisti e vi sono numerose verità da affrontare.

Il personaggio di Lara Croft negli anni

La nascita di Tomb Raider risale al lontano 1996, quando Core Design ed Eidos Interactive diedero vita al videogioco Tomb Raider, la cui protagonista era la ricca archeologa Lara Croft; da quel momento, Tomb Raider divenne parte della cultura popolare, riscontrando un enorme successo.
La prima trasposizione cinematografica dell’amato videogioco prese vita nel 2001. Lara Croft era interpretata dalla talentuosa e bellissima Angelina Jolie e il successo fu tale che, negli anni a seguire, era impossibile non associare il nome di Lara Croft alla celebre attrice, sua prima interprete.
Il personaggio di Lara Croft è caratterizzato da un’ineguagliabile temerarietà, oltre che da una spiccata intelligenza, ma nel primo videogioco (come nel primo film) viene trascurato l’aspetto psicologico dell’eroina.
Nel più recente reboot del videogioco, il vissuto di Lara Croft inizia a caratterizzare la sua psicologia, complice anche la mente della sua creatrice, Rhianna Pratchett.
Il personaggio di Lara Croft, in questa nuova trasposizione, è allo stesso modo animato da un passato travagliato, fatto di assenze e di vuoti incolmabili.

Alicia Vikander: la forza di Tomb Raider

Come detto in precedenza, il personaggio di Lara Croft è stato per anni associato ad Angelina Jolie ed è per questo che in molti erano scettici sulla scelta di far ricoprire il ruolo a un nuovo volto, quello di Alicia Vikander, attrice svedese vincitrice del premio Oscar come migliore attrice in The Danish Girl.
La dedizione di Alicia Vikander verso il suo personaggio, si può dedurre dalla scelta dell’attrice di seguire lo stesso allenamento di Lara Croft in modo che la sua interpretazione fosse più realistica. La nuova Lara Croft, a differenza della prima, non può essere vista come una supereroina, ma come un’eroina dei tempi moderni, non esente da limiti e sofferenze. Lara Croft perde anche la sua seriosità e riesce a sorridere e a dimostrare il suo lato umano anche nei momenti più disperati.
Di momenti disperati Lara Croft ne vive tanti e non si limitano alle scene di azione in cui rischia ripetutamente la vita, pur continuando a combattere con tenacia e determinazione. La protagonista vive pienamente, senza mai lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà che attanagliano la sua esistenza e combatte per la sopravvivenza e per la realizzazione dei suoi ideali.

Una pellicola prevedibile

La scenografia di Tomb Raider si rifà eccessivamente a quella di Indiana Jones, riempiendo la pellicola di cliché e stereotipi propri di un film di avventura. Seppur non siano voluti, sono numerosi i riferimenti ad altri film, ad esempio Hunger Games.
Ciò che si percepisce è l’eccessivo distacco fra la prima e seconda parte del film. Le due parti sembrano quasi girate da due registi completamente differenti. Se nella prima parte ci si imbatte in enigmi, avventura e soprattutto in uno spirito molto innovativo, tutto ciò si perde nella seconda parte del film, quando tutto questo viene messo da parte per dar maggior credito all’azione. L’eccessivo numero di riferimenti ad altri film, inoltre, rende Tomb Raider prevedibile e al di là dell’ottimo uso degli effetti speciali e della bellezza delle ambientazioni, non riesce a stupire troppo lo spettatore.
La pecca principale del film è la mancanza di verosimiglianza di alcune scene, che si può tuttavia notare solo ponendo particolare attenzione ai dettagli, ma che non guasta eccessivamente il prodotto finale. I classici nemici incapace a beccare al primo colpo i protagonisti, la fortuna smisurata di questi, combattimenti ingiustificati e spremuti allo stremo, fanno perdere quanto di buono creato nella prima parte del film.

Ottimi attori, interpretazioni mediocri

Gli attori secondari di Tomb Raider non raggiungono le aspettative dello spettatore, nonostante siano interpretati da attori dello spessore di Dominic West (Richard Croft), Daniel Wu (Lu Ren) e Kristin Scott Thomas (Ana Miller) e lo stesso vale per l’antagonista principale, Mathias Vogel, interpretato da Walton Goggins, quasi inespressivo nel suo ruolo.
Un punto a favore del film è l’umanità dimostrata dai vari personaggi, tra i quali lo stesso Vogel, mosso dalla nostalgia per le proprie figlie e da una profonda determinazione a tornare da loro a ogni costo. L’intento di Vogel non è biasimabile: non si può considerare un villain a tutti gli effetti, ma un uomo che non si lascia influenzare dalle superstizioni.

Un film al di sotto delle aspettative

Provando a ricapitolare il tutto: il punto forte di Tomb Raider è sicuramente la prima parte, in cui ci viene presentato il complesso personaggio di Lara Croft nella sua vita quotidiana, ma già a partire dalla seconda esso si contraddistingue per una particolare lentezza e per l’inserimento di elementi visti e rivisti in film dello stesso genere.
Nel complesso si potrebbe affermare che il film merita di essere guardato se si è alla ricerca di una buona dose di adrenalina, ma di certo non rispecchia le aspettative dello spettatore incuriosito dalla miriade di pubblicità di cui la pellicola gode.

Lascia un commento