Tredici motivazioni per vedere la seconda stagione di 13 Reasons Why

Noto graficamente come TH1RTEEN R3ASON WHY, TREDICI sbarca su Netflix nell’incognita comune, trattando di tematiche non di certo di semplice impatto. Nato dall’omonimo libro di Jay Asher, il quale ha vinto diversi premi, diventa nel 2017 una serie tv, rinnovata poi per una seconda stagione che è andata in onda quest’anno. Il libro, così come la serie, si fa portavoce di un messaggio chiaro e profondo, che abbiamo analizzato nel corso della recensione della prima stagione. Se fosse o meno necessaria una seconda la risposta per noi è: assolutamente sì.

ALLERTA SPOILER! Non continuare la lettura, da questo punto in poi, se temi lo spoiler.

Trama

Gli eventi ricominciano dalla fuga disperata in ospedale a bordo dell’ambulanza che trasporta Alex. Le cose non sembrano troppo cambiate da quando la vita dei ragazzi è stata stravolta dalle cassette di Hannah Baker. Il caso di Hannah è arrivato in tribunale. La famiglia chiede giustizia nei confronti della figlia per il mancato apporto psicologico della scuola. Un susseguirsi di giustificazioni, bugie e verità svelano i retroscena che hanno portato la giovane ragazza al folle gesto.

Più di tredici ragioni

In uno degli ultimi atti della serie, Olivia Baker consegna la lista delle 13 Ragioni a Clay. Sull’elenco sono riportati i pro e i contro del compiere un’azione così drastica. Se nella prima stagione, infatti, vengono riportati solo i lati negativi della vita di Hannah, nella seconda vengono evidenziati anche i momenti felici della ragazza, quelli passati in secondo piano. Fin troppe omissioni avevano reso il racconto inverosimile, spesso esagerato; le accuse da lei mosse non avevano ricevuto risposta. Viene mostrato il lato più umano di ogni singolo protagonista. Ai sentimenti di Clay si affiancano quelli di Jessica, Justin, Alex, Tony, Zach, Tyler, Ryan e persino di Mr. Porter e Bryce. Quest’ultimo è il vero nemico, il personaggio sul piedistallo che si è creato è barcollante, ma non viene mai totalmente annientato. Le sue bugie funzionano più di qualsiasi altra colla.

Rabbia come carburante

Il colore rosso non è solo quello del sangue versato dalla giovane Hannah, ma anche il colore della rabbia, vero carburante di questa nuova stagione. Tyler si associa al nuovo personaggio di Cyrus e con lui sfoga tutto il rancore accumulato a causa del bullismo quotidiano che subisce. Il caso Baker è solo l’apice dell’iceberg e la sua storia ne è l’esempio lampante.
L’ira per la morte dell’adorata figlia spinge Olivia e Andy Baker a porre fine al proprio matrimonio, così come Tony pone fine alla sua libertà venendo accusato per condotta violenta. Jessica combatte rabbiosa l’abuso, mentre Clay cerca di fare lo stesso con le bugie.

La rabbia è il sentimento che voi stessi proverete nel guardare la serie fino alla fine, prendendo le parti talvolta di uno o di un altro personaggio.

La vita non è clemente con nessuno e ognuno la affronta in modo diverso, perciò, ogni storia va soppesata tenendo a mente chi è il protagonista degli eventi. Sembra essere questo il messaggio di fondo.

Crescita comunitaria

Il gruppo è la vera forza e risposta al bullismo e la sua crescita durante il corso degli eventi ne è la prova palese. Con il gruppo cresce ogni singolo elemento che lo compone. A tutti i personaggi viene dato lo spazio che meritano, spiccano così gli attori di Zach, Alex e Tyler, rispettivamente Ross Butler, Miles Heizer e Devin Druid.
Viene leggermente sminuito il ruolo di Dylan Minnette e il suo Clay, così come quello di Katherine Langford nel ruolo di Hannah Baker, ridotta a essere un fantasma. Ne consegue una crescita d’importanza di ogni sidestory, in quanto va a ricomporre un puzzle che aveva lasciato fin troppi spazi vuoti. I suoi protagonisti sono ora indipendenti, non è più la storia della sola Hannah, ma quella di un’intera comunità di ragazzi. L’intreccio che si crea fra le varie vite, collide sì, con qualche riferimento della prima stagione, ma è logicamente sposato con una logica più umana e necessaria affinché ogni tema possa essere affrontato al meglio, fra tutti, quello dell’abuso così come quello del bullismo.

Un mare di critiche

La seconda stagione di Tredici non è stata accettata benevolmente da un gran numero di fan che l’hanno ritenuta una sorta di passo indietro. Sotto la maggior parte degli aspetti però appare molto più matura; ha maggior cura dei propri personaggi, lascia poco al caso. Il finale risulta essere troppo forzato, ma date le premesse degli episodi precedenti, era necessario continuare con una terza stagione per concludere gli spiragli lasciati aperti qua e là.
Molte delle azioni commesse dai protagonisti, le decisioni prese, hanno un fine logico giustificato dalla caratterizzazione che la regia ha voluto assegnare a ognuno di loro.

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