LuNERDì: L’importanza della storia in un videogame

Il dibattito è quasi pari a quello che vede affrontarsi PlayStation e Xbox, ma le due fazioni si mescolano fra loro quando la domanda posta è quella che riguarda storia e multiplayer. Abbiamo chiesto voi di schierarvi e avete scelto la storia come punto fondamentale affinché un gioco possa risultare completo e apprezzabile.

Storyline

Nel corso del tempo i videogame hanno cominciato a raccontare storie e vicende che spesso ci hanno tenuti con il fiato sospeso, in attesa del capitolo successivo, esattamente come se fosse un libro, un film o una serie tv; ma, tornando indietro, ci rendiamo conto di come i primi giochi non avessero trame complesse, o, spesso, non ne avessero affatto. Bastava salvare una principessa, la quale casualmente veniva spostata di castello in castello da un malefico drago e i suoi scagnozzi. E noi, armati di solo saltello, o, a volte, di qualche palluccia di fuoco, dovevamo rincorrerla per tutto il gioco. Pensare che adesso lo stesso idraulico vada ancora in giro per i mondi a salvare la stessa principessa fa capire quanto la semplicità, molto spesso, riesca a vincere trame complesse e facilmente dimenticabili.

Creare una storia che faccia palpitare gli animi è un’impresa per qualsiasi scrittore o programmatore; c’è un pubblico affamato da compiacere, e l’errore è sempre dietro l’angolo. Cos’è una grafica mozzafiato senza una storia ben assemblata come compagna? Basti tornare ancora nel passato, recuperare giochi come Crash, Spyro, Medievil, e tutti i loro compari platform (tanto per citarne un altro, Rayman), che tutt’ora riescono a suscitare interesse e far entrare in trepidazione chi li ha giocati, chi li vede per la prima volta e chi li ha semplicemente sentiti nominare. Non servono team esageratamente numerosi, basti pensare al titolo che ha attirato le attenzioni di una miriade di videogiocatori: Hellblade Senua’s Sacrifice. Un mini team che ha saputo realizzare una storia strappalacrime, intensa, affiancata a una grafica che non ha niente da invidiare ai titoli sui quali ci sono team di lavorazione enormi. La semplicità e la cura sono le prerogative essenziali affinché un gioco possa essere ritenuto davvero all’altezza.

Probabilmente le mie parole possono avervi fatto intendere che sono contro storie complicate, o esageratamente lunghe, ma vi sbagliate. Ho amato i Final Fantasy, Bioshock, Dishonored, Tombi, Zelda, e un’infinità di altri titoli dei quali conservo piacevoli ricordi; ma, appunto, si ritorna sempre sullo stesso punto essenziale, cioè la cura del dettaglio e attenzione in ciò che ci viene presentato su schermo.

Storie da raccontare

In fin dei conti i videogiochi sono la nostra vera fuga dal mondo. Una storia che sappia intrattenerci e appassionarci riesce a distrarci da ciò che ci circonda e, ancora più spesso, va a incrementare non solo il nostro bagaglio culturale con storie che restano nel nostro cuore (mi viene da citare Uncharted), ma anche a costituire tutti quei ricordi d’infanzia o di adolescenza legati a titoli che ci hanno tenuto con la faccia appiccicata allo schermo per ore e ore. Chi non ha ricordi legati a ramanzine ricevute per le troppe ore trascorse a catturare Pokémon, o a giocare semplicemente all’ultimo videogioco appena acquistato? La storia ci fa vivere il gioco, ma permettetemi di spezzare una piccola lancia a favore, infine, del multiplayer, che ci garantisce la condivisione di tali fantastiche esperienze con chi ci circonda.

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